sabato, Novembre 23

Addio Licia, è morta a 96 anni: “Si è sempre battuta per la verità”.

Addio Licia, è morta a 96 anni: “Si è sempre battuta per la verità”.

Licia Rognini Pinelli si è spenta all’età di 96 anni, lasciando un vuoto profondo nelle persone che l’hanno conosciuta e amata.

La notizia della sua scomparsa ha suscitato un’ondata di emozione e riflessione sulla sua vita straordinaria, caratterizzata dalla determinazione, dal coraggio e da un incrollabile impegno alla ricerca della verità.

La sua dedizione alla memoria del marito, Giuseppe “Pino” Pinelli, il ferroviere anarchico morto tragicamente in circostanze mai del tutto chiarite nel 1969, ha segnato tutta la sua esistenza.

A ricordarla per l’ultima volta con un messaggio di affetto e stima è stata anche l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), che ha espresso vicinanza alle figlie Silvia e Claudia e ha evidenziato l’importanza del suo contributo alla memoria storica e alla giustizia. Licia è stata definita una donna di grande dignità, coerenza e coraggio, qualità che ha mantenuto anche nei momenti più difficili. L’ANPI, nel salutarla, ha sottolineato l’affetto che ha sempre circondato Licia e il rispetto che ha saputo guadagnare nella sua lunga battaglia per la verità.

La Vita e l’Impegno di Licia Rognini Pinelli

Nata a Senigallia nel 1928, Licia incontrò il marito Pino Pinelli durante un corso di esperanto, una lingua simbolica per il movimento anarchico, poiché rappresentava un ideale di pace e comunicazione universale. Dopo il loro matrimonio nel 1955, i due condivisero una vita insieme dedicata a valori di giustizia, libertà e solidarietà. Pino era un ferroviere e un attivista anarchico, noto nella comunità per il suo impegno sociale e politico, sempre orientato alla difesa dei diritti e alla promozione della giustizia.

Il 15 dicembre 1969, la loro vita cambiò drammaticamente. Dopo l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, un evento che scosse profondamente l’Italia e diede inizio a quella che sarebbe diventata nota come la strategia della tensione, Pino fu arrestato e portato alla questura di Milano per accertamenti. In quella notte, la sua vita si concluse tragicamente con una caduta dal quarto piano della questura. La versione ufficiale parlò di suicidio, ma fin dall’inizio le circostanze di quella morte apparvero sospette e poco chiare. Le indagini successive non chiarirono mai del tutto i dettagli, alimentando il dolore e la rabbia di Licia, che decise di intraprendere una battaglia incessante per cercare la verità e riabilitare la memoria del marito.

Una Lotta per la Verità e la Giustizia

Dopo la morte di Pino, Licia Rognini Pin
Lelli si trovò a dover affrontare una sfida enorme: non solo gestire il lutto e il dolore personale, ma anche opporsi a una versione ufficiale che sembrava voler chiudere il caso troppo in fretta. La sua battaglia divenne un simbolo di resilienza e di lotta contro un sistema che pareva intenzionato a negare la verità. Per oltre cinquant’anni, Licia non si è mai arresa, continuando a mantenere viva la memoria di Pino e chiedendo giustizia per la sua morte. Questa lotta non era solo un atto di amore verso il marito, ma anche un impegno civile verso il paese e le generazioni future, affinché eventi simili non venissero dimenticati o distorti.

Nel corso degli anni, la sua figura è diventata un esempio di integrità e tenacia per molte persone e associazioni impegnate nella difesa dei diritti civili e nella ricerca della verità storica. Tra queste, l’ANPI ha sempre sostenuto il suo impegno, riconoscendo in Licia una custode della memoria collettiva di quegli anni difficili. La sua figura ha ispirato scrittori, registi e artisti che, attraverso il loro lavoro, hanno voluto ricordare il dramma della famiglia Pinelli e la tragedia di piazza Fontana.

Il Riconoscimento dello Stato Italiano
Nel 2015, Licia Rognini Pinelli è stata insignita del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana dal presidente Giorgio Napolitano, un riconoscimento importante per una vita spesa al servizio della giustizia e della verità. Questo gesto da parte dello Stato rappresentava un parziale risarcimento morale, anche se non eliminava il dolore e il senso di ingiustizia vissuto dalla famiglia. In occasione della Giornata della Memoria delle Vittime del Terrorismo, Napolitano aveva invitato Licia al Quirinale, insieme alla vedova del commissario Luigi Calabresi, per commemorare le vittime degli anni di piombo. Era un momento significativo, che simboleggiava un tentativo di riconciliazione tra due famiglie segnate da un dolore profondo, ciascuna con una propria ferita da ricordare.

Il Legame con Milano e la Solidarietà della Città
Milano ha sempre rappresentato per Licia non solo la città dove ha vissuto gran parte della sua vita, ma anche il luogo simbolo della sua battaglia. La città non ha mai dimenticato la storia di Giuseppe Pinelli e il ruolo di Licia nel mantenere viva la sua memoria. Ogni anno, il 15 dicembre, viene commemorata la sua morte, un evento al quale partecipano numerose persone, esponenti politici, artisti e cittadini comuni che vogliono ricordare quella tragedia e sottolineare l’importanza della ricerca della verità.

L’esempio di Licia è stato tramandato di generazione in generazione, diventando parte della storia collettiva della città. Le sue parole, le sue azioni e il suo coraggio hanno lasciato un segno indelebile, un insegnamento per chi crede nella giustizia e nella necessità di non dimenticare il passato. La sua figura è stata inoltre un punto di riferimento per i giovani che hanno trovato in lei un esempio di resilienza e di lotta contro le ingiustizie.

Un Esempio di Dignità e Coraggio
Ricordare Licia Rognini Pinelli significa non solo ricordare una vedova e una madre che ha dedicato la sua vita a difendere il buon nome del marito, ma anche una donna che, con grande dignità, ha saputo trasformare il proprio dolore in un impegno pubblico. La sua vita è una testimonianza di come la sofferenza possa diventare uno strumento di cambiamento e di resistenza. La sua battaglia ha dimostrato l’importanza della memoria storica e della necessità di continuare a chiedere verità e giustizia, anche quando le risposte tardano ad arrivare o vengono ostacolate.

In un’epoca in cui la storia sembra spesso dimenticata, Licia Rognini Pinelli ci ricorda quanto sia fondamentale non voltare le spalle agli eventi del passato, perché essi ci aiutano a comprendere il presente e a costruire un futuro più giusto. La sua figura rimarrà per sempre un simbolo di dignità e coraggio, un faro per chiunque creda che la verità e la giustizia siano valori irrinunciabili. Con la sua scomparsa, l’Italia perde una testimone fondamentale di un periodo storico complesso e doloroso, ma il suo esempio vivrà ancora per molti anni a venire, ispirando chiunque creda nella forza della memoria e della giustizia.

Licia Rognini Pinelli verrà ricordata non solo per il suo impegno civile, ma anche per il suo spirito indomabile e per la sua volontà di difendere la verità a ogni costo.

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