La svolta nelle indagini è arrivata con la notifica di un avviso di garanzia nei confronti di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, il cui DNA sarebbe stato identificato sotto le unghie della vittima.
La prova informatica che avrebbe potuto scagionarlo
Nonostante questa nuova pista investigativa, l’avvocata Bocellari ha chiarito che, almeno per il momento, non verrà presentata una richiesta di revisione del processo per Stasi. “Alberto è una persona razionale, è consapevole della sua situazione e ha quasi scontato la pena”, ha spiegato la legale. Tuttavia, la possibilità di avviare un’istanza di revisione non viene esclusa del tutto, ma sarà presa in considerazione solo dopo che saranno disponibili gli esiti della nuova consulenza disposta dai magistrati.
Uno degli elementi che riemergono con forza è la perizia informatica realizzata sul computer di Stasi, la quale, secondo il perito Roberto Porta, dimostrerebbe che il giovane non avrebbe potuto trovarsi sulla scena del crimine nell’orario in cui si presume sia avvenuto l’omicidio. Porta, ingegnere elettronico che aveva lavorato come consulente per il giudice, ha dichiarato che Stasi al momento del delitto era impegnato a scrivere la tesi di laurea e che l’unica interruzione nell’uso del computer sarebbe durata appena 11 minuti, dalle 9:27 alle 9:39. Tuttavia, l’orario della morte di Chiara sarebbe stato successivamente modificato, facendo così cadere l’alibi di Stasi. “Quando ho visto questi dati, ho capito che sarebbe stato impossibile per lui commettere l’omicidio”, ha detto Porta.
La figura di Andrea Sempio e le nuove piste investigative
Oltre alla prova informatica, vi sarebbero altre anomalie nel caso. Uno degli aspetti più controversi riguarda proprio Andrea Sempio, il nuovo indagato, il cui nome era già emerso durante le prime indagini. Secondo Porta, la sua presenza sarebbe stata notata attraverso i tabulati telefonici e un particolare scontrino conservato per oltre un anno, relativo a un acquisto effettuato di lunedì mattina, giorno in cui molte attività erano chiuse.
Questi elementi, secondo il perito, avrebbero dovuto portare a un allargamento delle indagini, cosa che invece non è avvenuta: “Ci si è concentrati solo su Stasi, ignorando evidenze che avrebbero dovuto essere prese in considerazione”. La riapertura del caso ha riacceso il dibattito su uno degli omicidi più controversi della cronaca italiana, portando nuovamente alla ribalta dubbi e incongruenze mai completamente chiariti.
La posizione della famiglia Poggi: “Per noi la sentenza è definitiva”
Se da un lato la notizia della riapertura delle indagini ha suscitato un certo clamore mediatico, dall’altro la famiglia di Chiara Poggi non sembra intenzionata a mettere in discussione il verdetto della Cassazione. In diverse interviste rilasciate ai giornali italiani, i genitori della ragazza hanno espresso il loro disappunto per questa nuova svolta nelle indagini, dichiarando di considerare ormai chiusa la questione. “Questa è una ferita che si riapre, quando potremo avere un po’ di pace?”, ha detto la madre di Chiara.
Il padre della giovane è stato ancora più netto: “Stasi può dire quello che vuole, in carcere ci sono molte persone che si dichiarano innocenti”. Anche l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, ha ribadito la validità del processo che ha portato alla condanna di Stasi: “Sono stati ben sette i tentativi di mettere in discussione la sentenza definitiva, e ogni volta i giudici hanno confermato la responsabilità di Stasi”.
Un caso che continua a dividere l’opinione pubblica
Il delitto di Garlasco, avvenuto nell’agosto del 2007, continua a essere uno dei casi di cronaca nera più seguiti e discussi in Italia. Con la riapertura delle indagini e il coinvolgimento di un nuovo indagato, si riaccendono interrogativi e tensioni che sembravano ormai sopite. Se da una parte c’è chi crede che Alberto Stasi possa essere stato condannato ingiustamente, dall’altra la famiglia di Chiara e la giustizia italiana hanno già emesso il loro verdetto.
Ora non resta che attendere gli sviluppi delle nuove indagini per capire se emergeranno elementi tali da rimettere in discussione un caso che, a distanza di quasi due decenni, continua a far parlare di sé. La ricerca della verità e della giustizia per Chiara Poggi è ancora aperta, ma la strada per arrivare a una conclusione definitiva appare tutt’altro che semplice.