mercoledì, Novembre 5

Processo Alessia Pifferi, pena ridotta a 24 anni: esclusa l’aggravante dei futili motivi

La Corte d’Assise d’appello di Milano ha ridotto la pena per Alessia Pifferi, la 40enne che nel luglio 2022 aveva abbandonato la figlia di 18 mesi da sola in casa per una settimana, lasciandola morire di stenti. La donna è stata condannata a 24 anni di carcere, con l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi. Cade dunque l’ergastolo stabilito in primo grado.

In primo grado Pifferi era stata giudicata colpevole di omicidio volontario aggravato da vincolo di parentela e futili motivi, con esclusione della premeditazione. La nuova sentenza ha riconosciuto la gravità del reato, ma ha ritenuto di non applicare le aggravanti più pesanti.

Il caso che ha sconvolto l’Italia

Nel luglio 2022, Alessia Pifferi lasciò la figlia Diana, di appena un anno e mezzo, da sola nel suo appartamento di via Parea a Milano per trascorrere alcuni giorni con il compagno. Al suo ritorno, trovò la bambina morta. La vicenda scosse profondamente l’opinione pubblica, aprendo un lungo dibattito sulla responsabilità genitoriale e sui limiti delle verifiche sociali e psicologiche.

Le parole dell’accusa: “Condizioni disumane”

Durante la requisitoria, l’accusa aveva chiesto il massimo della pena, descrivendo la bambina come “lasciata in condizioni disumane”. “Ha sofferto per cinque giorni e mezzo, senza cibo né acqua, nel caldo di luglio, con le finestre chiuse e nessuno a prendersi cura di lei”, aveva dichiarato la Procura, ricordando come due diverse perizie avessero stabilito la piena capacità di intendere e di volere della madre.

Le perizie e le valutazioni psichiatriche

Nel processo d’appello, anche la nuova perizia psichiatrica disposta dalla Corte — firmata dai periti Giacomo Filippini, Stefano Benzoni e Nadia Bolognini — ha confermato la totale capacità della donna di intendere e di volere. La tesi è stata sostenuta anche dalla psicologa Roberta Bruzzone, consulente delle parti civili (la madre e la sorella di Pifferi).

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