La difesa, tuttavia, ha continuato a sostenere la presenza di un deficit cognitivo. Il consulente Pietro Pietrini ha parlato di “disturbo del neurosviluppo di tipo intellettivo”, citando episodi della vita della donna, come il parto avvenuto in casa a insaputa del compagno e i gravi problemi scolastici.
La difesa: “Pifferi è una ritardata mentale”
Nel corso della sua arringa, l’avvocata Alessia Pontenani ha ribadito che la sua assistita non sarebbe pienamente capace di comprendere le proprie azioni: “Alessia Pifferi ha fatto una cosa orribile, ma è una ritardata mentale. Tutti i test ci dicono che non ragiona come una persona normale. Racconta le bugie di una bambina, non sa valutare le conseguenze delle sue azioni”.
Il peso della condanna e il dibattito pubblico
La sentenza della Corte d’Appello apre ora a una nuova fase di discussione pubblica. La riduzione della pena da ergastolo a 24 anni è stata accolta da reazioni contrastanti: da un lato chi ritiene che la giustizia abbia riconosciuto un elemento di fragilità mentale nella donna, dall’altro chi considera la decisione una ferita alla memoria della piccola Diana.
Il caso Pifferi resta uno dei più controversi degli ultimi anni, simbolo estremo di solitudine, degrado e mancanza di supporto sociale. Resta ora da capire se la difesa ricorrerà in Cassazione per tentare un’ulteriore riduzione della pena.


















