Processo ai centri massaggi hot di Torino: tra amnesie e battute, l’aula diventa un teatrino
Già prima dell’inizio dell’udienza
, il corridoio dell’aula 46 a Torino sembra una sala d’attesa del medico: artigiani, pensionati, imprenditori, tutti clienti abituali di un paio di centri massaggi nelle zone San Donato e Santa Rita, chiusi dai carabinieri qualche anno fa. L’accusa? Sfruttamento della prostituzione.
Ora la vicenda è arrivata in tribunale. Imputati tre cittadini cinesi, difesi dalle avvocate Carla Ardoino e Stefania Rullo. I testimoni, spesso avanti con l’età, si presentano con discrezione, accompagnati da amici avvocati. Uno confessa: “Meglio evitare guai in famiglia”.
L’imbarazzo in aula
In aula si susseguono scene tragicomiche. Alla domanda diretta del giudice su un possibile “massaggio s*ssuale”, un anziano risponde confuso: “La pensione sociale?”.
Il giudice Riccardo Ricciardi e il pm Alessandra Provazza si trovano davanti a una raffica di “non ricordo bene”, “sono passati tanti anni”, “dissi ai carabinieri che non avevo fatto nulla”. A un certo punto il pm sbotta: “Si sono inventati tutto? Non mi faccia perdere la pazienza”.
Massaggi shatzu, tantra e… finali a sorpresa
Una ragazza romena, che aveva lavorato in uno dei centri, parla di “massaggi shatzu e tantra”. Il pm la blocca: “Eppure non si facevano massaggi terapeutici”.
Un cliente racconta: “Mi piaceva una ragazza alta, formosa, coi capelli lunghi. Mi disse che era spagnola, ma secondo me non lo era”. Il verbale dei carabinieri parla chiaro: “60 euro per il massaggio, 100 per il surplus”.