mercoledì, Novembre 12

Lega nel caos su Vannacci: Fedriga rompe il silenzio, Salvini prova a fermare la rivolta interna

Secondo alcuni dirigenti, a microfoni spenti, “Salvini dovrà cacciare Vannacci” dopo il voto. Ma per ora nessuno vuole esporsi ufficialmente per evitare danni elettorali immediati.

Lo Statuto sotto esame: si valuta una procedura disciplinare

Nelle ultime ore qualcuno avrebbe ricominciato a sfogliare lo Statuto della Lega, in particolare l’articolo 34: quello che prevede provvedimenti disciplinari fino all’espulsione nei confronti dei militanti che danneggino l’immagine del partito.

La procedura sarebbe complessa e coinvolgerebbe più livelli: il direttivo provinciale, il consiglio regionale, il Comitato di Garanzia e, in ultima istanza, il Consiglio federale dove siede lo stesso Vannacci. Per questo, al momento, l’ipotesi appare remota.

La convivenza difficile dopo il congresso di Firenze

All’origine della presenza di Vannacci nel partito c’è la scelta strategica di Salvini, che avrebbe voluto evitare la nascita di un partito personale del generale. Una formazione autonoma, basata sul suo “mondo al contrario”, avrebbe potuto sottrarre voti cruciali alla Lega.

La convivenza però si è rivelata complessa, soprattutto nei territori del Nord. Lo stesso Attilio Fontana, governatore della Lombardia, aveva già avvertito la dirigenza con un frase rimasta celebre: “Col c***o ci facciamo vannaccizzare”.

Sul fronte opposto, i gruppi organizzati pro-Vannacci continuano a difenderlo, sostenendo la legittimità delle sue interpretazioni storiche e respingendo ogni accusa di revisionismo.

Cosa succede ora?

La strategia di Salvini sembra orientata a congelare ogni decisione fino alla fine della tornata elettorale. Ogni mossa anticipata potrebbe trasformare il caso in una frattura impossibile da ricucire, con possibili conseguenze sulle alleanze e sul consenso del partito.

Ma il nervosismo è palpabile. Le posizioni di Vannacci – e il suo prossimo libro dedicato proprio al Ventennio – rischiano di essere una scintilla pronta a esplodere in una Lega già divisa tra identità padana e spinte sovraniste.

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