giovedì, Settembre 18

Caos alla camera, rissa tra i deputati: seduta sospesa

 

Riforma della giustizia: la Camera approva la separazione delle carriere

 

La Camera dei Deputati ha dato il terzo via libera alla riforma della giustizia, approvando il testo che introduce la separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti. Con 243 voti favorevoli e 109 contrari, la riforma ha superato la soglia della maggioranza assoluta, passaggio indispensabile per modificare la Costituzione. Tuttavia, non è stata raggiunta la maggioranza dei due terzi, condizione che avrebbe evitato l’eventuale ricorso a un referendum popolare.

Cosa significa la separazione delle carriere nella magistratura

Il cuore della riforma è la distinzione netta tra i ruoli dei magistrati.

Da una parte ci saranno i giudici, che avranno il compito di valutare e decidere nei processi.

Dall’altra i pubblici ministeri, incaricati di condurre le indagini e sostenere l’accusa nei procedimenti penali.

Questa scelta intende rafforzare l’imparzialità della giustizia, evitando possibili commistioni tra chi indaga e chi giudica. È un tema discusso da decenni in Italia e che ora entra concretamente nel percorso di revisione costituzionale.

Il voto alla Camera: numeri e scenari

Il risultato ottenuto a Montecitorio segna un passaggio fondamentale. Con 243 voti favorevoli, la maggioranza di governo ha raggiunto la soglia minima richiesta. Tuttavia, la mancanza della maggioranza qualificata dei due terzi mantiene aperta la possibilità di un referendum.

Questo significa che, se un quinto dei parlamentari o almeno 500 mila cittadini lo richiederanno, l’intera riforma potrebbe essere sottoposta al giudizio popolare. Una prospettiva che potrebbe trasformare la riforma della giustizia in un vero terreno di confronto politico nazionale.

Le reazioni in Aula: tensioni e proteste

Il voto non è passato inosservato e l’atmosfera in Aula si è fatta accesa subito dopo l’annuncio dell’esito.

I deputati della maggioranza hanno accolto l’approvazione con un applauso.

L’opposizione, in particolare la capogruppo del Partito Democratico Chiara Braga, ha criticato il gesto definendolo fuori luogo.

Alcuni parlamentari dell’opposizione si sono avvicinati ai banchi del governo per protestare in modo deciso.

La situazione ha rischiato di degenerare in uno scontro fisico, tanto che il presidente di turno, Sergio Costa, è stato costretto a sospendere brevemente la seduta per riportare la calma. Dopo alcuni minuti, i lavori sono ripresi regolarmente.

Le posizioni dei partiti politici

La riforma divide profondamente maggioranza e opposizione.

Il governo e i partiti che lo sostengono vedono nella separazione delle carriere un passo avanti verso una giustizia più trasparente, più efficiente e più rispettosa dei ruoli istituzionali.

Le opposizioni denunciano invece il rischio di un intervento che potrebbe indebolire le garanzie di indipendenza della magistratura e alterare gli equilibri tra poteri dello Stato.

Questo scontro politico si riflette anche nella prospettiva di un eventuale referendum, che potrebbe trasformarsi in una vera e propria campagna elettorale parallela.

Il percorso della riforma: ora tocca al Senato

Con il voto della Camera, la riforma si avvicina alla conclusione del suo iter. Il testo passa ora al Senato, dove sarà chiamato a ottenere l’ultimo via libera. Solo dopo questo passaggio la revisione costituzionale potrà considerarsi definitiva.

 

Anche a Palazzo Madama sarà necessaria la maggioranza assoluta. Se non verranno raggiunti i due terzi dei voti, come già accaduto alla Camera, rimarrà aperta la possibilità di un referendum popolare.

 

Le implicazioni per cittadini e sistema giudiziario

 

La separazione delle carriere non è solo un tema tecnico o riservato agli addetti ai lavori. Può avere ricadute concrete per i cittadini e per il funzionamento dei tribunali:

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