venerdì, Settembre 5

Cesara Buonamici fa un annuncio in diretta al TG5: “C’è una cosa che devo dirvi”

 

Durante l’edizione serale del Tg5 andata in onda martedì 2 settembre, la giornalista e conduttrice Cesara Buonamici ha aperto la trasmissione con un momento inatteso: delle scuse pubbliche rivolte a milioni di telespettatori.

 

L’episodio nasce da una frase pronunciata il giorno precedente, ritenuta inadeguata e superata, che ha acceso un acceso dibattito sui social e tra il pubblico del telegiornale di Canale 5.

 

L’intervento della storica giornalista del Tg5 ha segnato un passaggio importante non solo per la trasmissione stessa, ma anche per la riflessione collettiva sull’uso delle parole in televisione, soprattutto quando si parla di temi sensibili come la disabilità.

Le parole di Cesara Buonamici e la reazione del pubblico

Nella puntata di lunedì 1° settembre, Cesara Buonamici, introducendo un servizio sul ritrovamento di un triciclo ortopedico rubato, aveva utilizzato l’espressione “una bambina handicappata”

Se negli anni passati questo termine era ampiamente diffuso, oggi è considerato offensivo e stigmatizzante, in quanto riduce la persona esclusivamente alla sua condizione fisica, trascurando la sua identità e dignità.

Le parole, pronunciate senza alcuna intenzione denigratoria, hanno però sollevato una pioggia di reazioni quasi immediate. Sui social network, tanti utenti hanno sottolineato quanto sia delicato il tema del linguaggio, specialmente quando riguarda persone fragili o vulnerabili

Il dibattito si è acceso non solo tra gli spettatori, ma anche tra attivisti, giornalisti e associazioni che da anni si battono per la diffusione di un linguaggio rispettoso e inclusivo.

Il caso del triciclo ortopedico e la vicenda raccontata dal Tg5

La notizia riguardava una bambina con disabilità motoria, la cui famiglia aveva denunciato il furto di un triciclo speciale.

Questo strumento rappresentava per lei molto più di un semplice mezzo: era un ausilio indispensabile per la sua autonomia e per la possibilità di muoversi senza dipendere costantemente dagli altri.

Il servizio era stato presentato come una “storia a lieto fine”, poiché il triciclo era stato ritrovato e restituito. Tuttavia, la frase di Buonamici — “una storia che è finita bene. Questo triciclo, indispensabile per una bambina handicappata, è stato ritrovato” — ha cambiato la percezione dell’intero racconto.

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