Aggressione a Borrelli a Napoli, deputato col naso rotto: colpito in faccia e minacciato di morte in centro

Secondo il deputato, il problema non riguarda solo i singoli episodi di violenza, ma un sistema educativo distorto che normalizza l’uso della forza. “Troppi giovani vengono cresciuti nella convinzione che la violenza sia normale, legittima, persino da difendere. Vengono educati all’odio verso le istituzioni e spinti a identificarsi con la carriera criminale”, ha aggiunto.

I precedenti e le intimidazioni a chi denuncia

Borrelli ha ricordato come episodi simili non siano isolati. Chi prova a rompere il silenzio e a denunciare, sostiene, diventa spesso bersaglio di intimidazioni e violenze. “Chi rompe questo schema viene colpito, minacciato, cacciato”, ha spiegato.

Il parlamentare ha richiamato il caso di Liudmyla Skliar, ferita gravemente alle gambe da colpi di pistola. “Io stesso e Liudmyla fummo oggetto di sassaiola e intimidazioni. Lei ha pagato il coraggio di denunciare con l’isolamento e l’allontanamento forzato dal quartiere”, ha ricordato.

“Bene i blitz, ma lo Stato deve restare ogni giorno”

Per Borrelli, l’aggressione subita rappresenta la conferma dei metodi utilizzati da chi controlla certi territori. “La mia aggressione è la conferma dei loro metodi. Bene i blitz, bene la rimozione dei simboli intimidatori, ma lo Stato deve restare presente ogni giorno”, ha affermato.

Secondo il deputato, senza una presenza costante delle istituzioni, i quartieri più fragili rischiano di tornare rapidamente sotto il controllo della criminalità organizzata. Borrelli ha ringraziato il prefetto e la questura per la vicinanza immediata, ma ha ribadito la necessità di un impegno continuo e strutturale.

L’episodio, documentato anche da un video diffuso sui social, ha riacceso il dibattito sulla sicurezza a Napoli e sul prezzo che spesso pagano coloro che scelgono di esporsi in prima linea contro violenza e criminalità.

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