Di chi è la responsabilità? La denuncia di Paolo Crepet dopo l’uccisione di Martina Carbonaro
La tragica morte di Martina Carbonaro, una ragazza di soli 14 anni originaria di Afragola, ha nuovamente scosso le coscienze e aperto una ferita profonda nella società italiana.
Martina è stata brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato di 19 anni, incapace di accettare la fine del loro rapporto. Un evento gravissimo che riporta con forza al centro del dibattito pubblico una domanda dolorosa e urgente: perché un giovane arriva a trasformarsi in assassino?
In un’Italia che sembra condannata a rivivere ciclicamente l’orrore del femminicidio, si alzano voci che invitano a riflettere senza ipocrisie. Tra queste, quella dello psichiatra Paolo Crepet si distingue per chiarezza, fermezza e una denuncia senza compromessi. Le sue parole non cercano consolazione né attenuanti, ma puntano dritte al cuore del problema: una società che, nel tempo, ha smesso di educare, di vigilare e di assumersi responsabilità.
L’illusione del “raptus” e la banalizzazione del male
Secondo Paolo Crepet, continuare a giustificare episodi simili con la teoria del “raptus” rappresenta un insulto alla ragione. In un’intervista rilasciata all’Adnkronos, lo psichiatra ha affermato senza mezzi termini: “Il raptus è un’insolenza per l’umanità”. Una frase forte, che sottolinea quanto sia pericoloso continuare a diffondere l’idea che una persona possa trasformarsi improvvisamente, da un giorno all’altro, in un assassino.