Il caso della famiglia che vive nel bosco in Abruzzo continua a far discutere, diventando un simbolo nazionale della tensione tra libertà genitoriale, obblighi scolastici e diritti dei minori. Dopo le dichiarazioni del sindaco e l’intervento del governo, arriva anche la posizione netta dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che ieri sera, ospite a Quarta Repubblica su Rete4, ha duramente criticato la scelta educativa dei genitori e la gestione dell’intera vicenda.

Crepet: “La scuola è mediazione emotiva, non un dettaglio”
Parlando senza filtri, Crepet ha puntato il dito contro la decisione della famiglia di non mandare i figli a scuola e di praticare l’unschooling:
«Un bambino ha bisogno di giocare, ma oggi il gioco è finito. Difendere la camera da letto con la Playstation non ce la faccio. L’idea che la scuola non va bene, che possiamo fare tutto homemade, non è vera. Si rivoltano sulla tomba Don Milani e Montessori», ha dichiarato.

Lo psichiatra ha poi aggiunto che una casa famiglia deve essere l’ultima spiaggia, sottolineando come l’assenza di una tv o di comodità moderne non possa giustificare l’allontanamento dei minori. Tuttavia, ha insistito sull’importanza della scuola come luogo di relazione:
«La scuola non è ABCD, è un posto di mediazione emotiva. A chi le racconti le cose? All’asino, alla quercia, oppure ai compagni o alla maestra?».
I genitori: “Faremo ricorso, nella sentenza ci sono falsità”
Mentre Crepet alimentava il dibattito, l’avvocato della famiglia ha annunciato l’imminente ricorso contro la decisione del Tribunale dei Minori dell’Aquila. Secondo la difesa, nell’ordinanza ci sarebbero elementi non corrispondenti al vero.
«Nella sentenza sono state scritte falsità. Sono andati in cortocircuito. Nell’ordinanza si insiste sull’istruzione dei minori e si contesta l’attestato di idoneità della più grande. Attestato che invece esiste ed è protocollato», ha spiegato il legale a Open.


















