martedì, Ottobre 7

Febbre spaccaossa, impennano i casi in Italia: confermati nuovi focolai in due regioni

La situazione più critica si registra in Emilia-Romagna, in particolare nella provincia di Modena. Qui l’Ausl ha confermato 19 casi di Chikungunya, riguardanti dodici donne e sette uomini con età compresa tra i 14 e gli 84 anni.

La distribuzione dei contagi mette in evidenza una concentrazione a Carpi, dove sono stati individuati ben 16 casi. Seguono i comuni di San Prospero e Concordia, con altri episodi confermati. Un dato rilevante riguarda l’assenza di viaggi recenti da parte dei pazienti verso Paesi a rischio: ciò conferma che la trasmissione è avvenuta localmente, attraverso la puntura di zanzare infette presenti sul territorio.

Per affrontare l’emergenza, l’Ausl ha predisposto un servizio di prelievi gratuito presso il Centro prelievi di Carpi. L’iniziativa è rivolta a tutti i residenti che abbiano manifestato sintomi sospetti, così da identificare rapidamente nuovi casi e circoscrivere la diffusione del virus.

Parallelamente, il Comune di Carpi ha avviato un piano straordinario di disinfestazione, che interessa non solo gli spazi pubblici, ma anche le aree private. Il sindaco Riccardo Righi ha evidenziato come la collaborazione con Regione e sanità pubblica abbia già prodotto una riduzione significativa della densità di zanzare tigre, pur mantenendo alta la guardia.

Verona: nuovo caso confermato in Veneto

Anche il Veneto si trova a fronteggiare la minaccia della febbre spaccaossa. Nella città di Verona è stato confermato un nuovo caso autoctono: un uomo di 69 anni ha iniziato a manifestare i sintomi tipici lo scorso 8 agosto, con febbre e dolori articolari intensi.

La diagnosi è stata ufficialmente convalidata dal laboratorio dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova. Subito dopo la conferma, l’Ulss 9 ha attivato le procedure di emergenza, organizzando una disinfestazione straordinaria nelle zone frequentate dal paziente, che includono aree tra Verona e Negrar di Valpolicella.

Le autorità sanitarie regionali invitano la popolazione a prestare la massima attenzione ai sintomi, a non trascurare la comparsa di febbre associata a dolori articolari e a rivolgersi tempestivamente al proprio medico di fiducia. La rapidità nella diagnosi resta infatti uno degli strumenti più efficaci per limitare i focolai.

L’impatto del cambiamento climatico sulla diffusione del virus

Il ritorno della Chikungunya in Italia non è un episodio isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio. Il cambiamento climatico e l’aumento delle temperature medie stanno creando condizioni favorevoli alla proliferazione delle zanzare tigre, ormai diffuse non solo nelle regioni meridionali ma anche al Nord.

Le estati più lunghe e le piogge intermittenti favoriscono la formazione di ristagni d’acqua, habitat ideale per la deposizione delle uova delle zanzare. Questo fenomeno, unito alla capacità di adattamento di Aedes albopictus, aumenta il rischio che virus come la Chikungunya, la dengue e lo Zika possano radicarsi anche in Italia e in Europa.

Misure di prevenzione e ruolo dei cittadini

Se da un lato le autorità stanno intervenendo con campagne di disinfestazione e monitoraggio sanitario, dall’altro è fondamentale la collaborazione attiva dei cittadini. Alcuni comportamenti quotidiani possono infatti ridurre notevolmente la presenza delle zanzare:

Eliminare i ristagni d’acqua da sottovasi, secchi, grondaie e bidoni.

Utilizzare repellenti cutanei nelle ore più a rischio, soprattutto al mattino presto e al tramonto.

Installare zanzariere alle finestre e utilizzare ventilatori o climatizzatori per rendere l’ambiente meno ospitale agli insetti.

Segnalare tempestivamente la comparsa di sintomi sospetti al proprio medico, evitando di sottovalutare febbre improvvisa e dolori articolari.

 

La partecipazione della popolazione, unita agli interventi istituzionali, rappresenta la chiave per ridurre i focolai e limitare la circolazione del virus.

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