venerdì, Ottobre 10

Flotilla, familiari senza notizie da 32 ore: “Calci e schiaffi in porto, ora nel supercarcere nel deserto del Negev”

Flotilla, ore d’angoscia per i familiari italiani: “Da 32 ore nessuna notizia”

Roma, 9 ottobre 2025

– Cresce la preoccupazione per la sorte degli attivisti italiani imbarcati sulla Freedom Flotilla, le navi umanitarie dirette verso Gaza per portare aiuti e denunciare la situazione nella Striscia. Da oltre 32 ore, i familiari non hanno più notizie dei loro cari. Secondo quanto riferito da Repubblica, le navi Conscience e ThousandMadleens sarebbero state intercettate e condotte al porto di Ashdod, dove gli attivisti avrebbero subito violenze fisiche e psicologiche.

Non abbiamo più contatti, non sappiamo dove siano stati portati. Dalla Farnesina nessuna comunicazione ufficiale”, ha dichiarato Azzurra Corradini, sorella di Riccardo, medico a bordo della Conscience. I funzionari italiani non sarebbero riusciti a incontrare i detenuti, che nella notte sono stati trasferiti nel supercarcere di Ketziot, nel deserto del Negev.

“Calci, schiaffi e umiliazioni”: le accuse dei legali

I legali di Adalah, l’associazione per i diritti civili in Israele, hanno denunciato episodi di violenza ai danni di oltre 140 attivisti catturati in acque internazionali. “Calci, schiaffi, strattoni, prese violente e insulti. Molti costretti a stare inginocchiati per ore con il viso a terra”, raccontano gli avvocati, parlando di un trattamento definito “peggiore di quello riservato ai prigionieri di Bolzaneto nel 2001”.

Alcuni degli attivisti – secondo le testimonianze raccolte – sarebbero stati costretti a dichiarare “di amare Israele e disprezzare il proprio Paese”. Tra loro anche cittadini europei provenienti da Spagna, Francia, Danimarca e Italia. “È una violazione del diritto internazionale”, denunciano le organizzazioni umanitarie.

Gli italiani a bordo: medici, infermieri e ricercatori

A bordo delle imbarcazioni si trovano diversi italiani: Riccardo Corradini, chirurgo; Stefano Argenio, infermiere e rappresentante Cgil; Elizabeth Di Luca, pedagogista; Claudio Torrero, docente di filosofia e monaco buddhista; e Vincenzo Fullone, storico attivista. Tutti erano impegnati nella missione della Freedom Flotilla come volontari civili, senza alcun obiettivo politico o militare. “Queste navi non portavano armi ma coscienza e solidarietà”, sottolinea Azzurra Corradini.

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