Dopo la missione umanitaria nella Striscia di Gaza e l’arresto da parte delle autorità israeliane, per gli attivisti svizzeri della Global Sumud Flotilla arriva un nuovo capitolo: una richiesta di rimborso fino a 1.100 euro per le spese di assistenza consolare. La notizia, riportata dalla Radiotelevisione svizzera, riguarda una ventina di cittadini elvetici coinvolti nelle spedizioni Waves of Freedom e Thousand Madleens to Gaza, organizzate la scorsa estate per “rompere l’assedio” israeliano su Gaza.
Il conto presentato da Berna: da 300 a oltre 1.100 euro
Il Dipartimento federale degli Esteri ha inviato agli attivisti una lettera che richiede il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza di emergenza. Gli importi variano dai 300 ai 1.047 franchi svizzeri (circa 321–1.120 euro), calcolati in base al livello di supporto consolare fornito a ciascun cittadino.
La somma include le interlocuzioni con le autorità israeliane, le visite consolari in carcere durante la detenzione e l’assistenza per il rientro in Svizzera.
Le proteste degli attivisti: “Non ci hanno aiutato, perché dobbiamo pagare?”
Molti dei destinatari contestano apertamente la richiesta. Alcuni sostengono di non aver mai ricevuto assistenza reale, altri affermano che le informazioni contenute nelle fatture sono errate.
È il caso di Sébastien Dubugnon, attivista che ha ricevuto una fattura da 300 franchi per “spese amministrative” relative a un presunto volo organizzato dalla Svizzera. “Ma è stata la Turchia a pagare i biglietti aerei”, ribatte Dubugnon.














