Una testimone racconta che fu invitata più volte da Maria Rosa a partecipare a una funzione “molto importante” al santuario delle Bozzole. Alla fine accettò. Ciò che vide, dice, fu una “messa di liberazione”, un vero e proprio rituale di esorcismo in cui sacerdoti passavano tra i fedeli per benedizioni speciali.
“Sembrava una funzione di Comunione e Liberazione – racconta – ma con un livello di fanatismo religioso che mi ha fatto paura”. I legami della famiglia Cappa con quel santuario erano forti: li conoscevano tutti, venivano salutati con deferenza. Ed è proprio in quel santuario che, secondo Corona, si intrecciano dinamiche psichiche, spirituali e di potere che possono aver giocato un ruolo importante in ciò che avvenne tra sabato e lunedì, nelle ore che precedettero l’omicidio.
Le relazioni oscure: Chiara Poggi, Stefania e Ermanno Cappa
Ma la parte più esplosiva dell’intera ricostruzione riguarda i legami tra Stefania Cappa e Ermanno Cappa, padre della vittima Chiara Poggi. Un testimone intervistato da Corona afferma esplicitamente: “Probabilmente avevo una relazione con Ermanno Cappa, ma poi ho scoperto che anche Stefania ce l’aveva. E anche Chiara.” Sono parole durissime, difficili da confermare, ma già rilanciate da La Repubblica, che ha parlato di cinque numeri riconducibili a Ermanno Cappa trovati nel secondo cellulare segreto di Chiara Poggi.
In un’email scritta da un’amica, Chiara viene descritta come coinvolta in due relazioni, definite ironicamente “piccione 1” e “piccione 2”. In un messaggio si legge: “Il mio piccione mi dà soddisfazione al telefono. L’altro ultimamente no. Colpa mia?”. Corona insinua che dietro a quella relazione ci fosse una forma di sottomissione psicologica. Chiara chiamava Ermanno “Dio in terra”, secondo alcune testimonianze. I genitori, raccontano altri, avevano una sudditanza profonda nei confronti dell’uomo.
Querela a Corona: cosa succede
Subito dopo la trasmissione in cui Corona diffonde parte di questi contenuti, riceve una lettera da parte dei genitori di Chiara Poggi. Gli viene richiesto un risarcimento di oltre 30.000 euro, calcolato sul numero di visualizzazioni della puntata, la sua diffusione e il presunto danno di immagine. “Una roba da estorsione”, dice. “Forse non vogliono che si riapra l’inchiesta perché sanno che la verità potrebbe coinvolgerli davvero.”
Fuga davanti alle telecamere
Durante un’uscita sul campo, Corona riesce a incontrare Ermanno Cappa per un confronto diretto. Parlano per mezz’ora. Quando Corona prova a far intervenire Paola, lei scappa. Non affronta le telecamere, non vuole parlare, né spiegare. “Quello che ho visto – dice lui – è una famiglia a pezzi, chiusa in sé stessa, ostile a qualsiasi forma di domanda.”
Una famiglia mai indagata
La famiglia Cappa
non è mai stata ufficialmente accusata di nulla. Ma è in tutte le storie, in tutte le pieghe della narrazione. C’è nella casa di Chiara Poggi, nei racconti dei testimoni, nei documenti delle Iene, nei messaggi ritrovati, nei confronti mancati. La loro presenza è costante e silenziosa.
Corona: “Non vogliamo i soldi. Vogliamo la verità.”
Alla fine, l’accusa di Corona è semplice quanto spietata: “Qui nessuno vuole denaro. Nessuno cerca visibilità. Vogliamo solo sapere cosa è successo. E se una famiglia potente, silenziosa, aggressiva fa di tutto per evitare che si parli, allora forse una domanda bisogna farla: cosa volete nascondere?”.