Marco Poggi specifica di non aver mai visto il video, ma di averne parlato direttamente con Alberto Stasi durante una visita al cimitero, dopo i funerali di Chiara. «In quell’occasione — si legge nel verbale — chiesi ad Alberto se aveva dei video con Chiara. Gli dissi che avevo intuito l’esistenza di un filmato. Alberto mi confermò che esisteva e, sorridendo, disse che era un video della loro intimità».
Secondo quanto riferito da Stasi, il video sarebbe stato girato con una fotocamera digitale e non con una videocamera, motivo per cui la qualità non era eccellente. Marco gli chiese una copia del file, con l’eliminazione delle parti intime. Ma Alberto rispose che non sapeva come fare, e che avrebbe potuto dargli l’intero file perché «era più bravo col computer».
L’ipotesi degli investigatori: altri potrebbero averlo visto
Il verbale di Marco Poggi introduce non solo l’esistenza del video, ma lascia spazio a nuove ipotesi investigative: qualcuno oltre a Chiara e Alberto potrebbe averlo visto. Un’ipotesi basata sulla frequentazione della casa da parte degli amici del fratello, che avevano libero accesso alla stanza e al computer.
Questo elemento, seppur all’epoca non portò a riscontri giudiziari rilevanti, oggi rientra tra le tessere di un mosaico ancora irrisolto, nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi per omicidio.
Un dettaglio che riapre interrogativi
La testimonianza di Marco si inserisce in un contesto delicatissimo, dove ogni aspetto personale diventa oggetto di analisi investigativa e mediatica. L’esistenza di un video privato, di per sé, non implica nulla rispetto al delitto, ma può rappresentare un tassello utile nella ricostruzione della vita relazionale e digitale dei due ragazzi.
Il fatto che il file possa essere stato visto da altri, anche all’insaputa dei diretti interessati, apre nuovi scenari su una vicenda già segnata da contraddizioni, dubbi e sentenze contrapposte. A distanza di anni, il delitto di Garlasco continua a far discutere.