Gli ex ambasciatori denunciano inoltre le «inaccettabili restrizioni per l’accesso umanitario a Gaza» e la «riduzione a livelli minimi delle attività delle organizzazioni internazionali, sostituite da una sedicente fondazione umanitaria». Per loro, di fronte a eccidi e massacri di civili «non servono più le dichiarazioni, pur necessarie», ma «gesti politico-diplomatici concreti ed efficaci».
Le richieste alla premier Giorgia Meloni
Il documento elenca tre misure chiave:
- Sospendere ogni rapporto e cooperazione nel settore militare e della difesa con Israele;
- Sostenere in sede Ue ogni iniziativa che preveda sanzioni individuali contro ministri israeliani come Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, accusati di incoraggiare insediamenti illegali e violenze in Cisgiordania;
- Unirsi alla linea europea per sospendere temporaneamente l’Accordo di associazione tra Israele e Ue.
Il passaggio più forte riguarda però il riconoscimento dello Stato di Palestina: «L’iniziativa da assumere con urgenza, di altissimo significato politico e tutt’altro che simbolica, è il riconoscimento nazionale dello Stato di Palestina, in vista della Conferenza internazionale sull’attuazione della soluzione due Stati».
«Due popoli, due Stati: non solo uno slogan»
Secondo i firmatari, questo atto dimostrerebbe che la prospettiva di due popoli e due Stati «non è uno slogan privo di senso compiuto», ma «un percorso negoziale da riprendere immediatamente». E precisano: «Le relazioni con Israele devono essere strettamente condizionate a questa prospettiva».
Chi sono i firmatari
Tra i 35 firmatari spiccano nomi come Pasquale Ferrara, Ferdinando Nelli Feroci, Stefano Stefanini, Rocco Cangelosi e Pasquale Quito Terracciano. Si tratta di ex direttori politici, ex rappresentanti permanenti presso la Ue e la Nato, ex consiglieri diplomatici a Palazzo Chigi e al Quirinale, nonché ex ambasciatori in Paesi strategici come Cina, Russia e Gran Bretagna.
La lettera si chiude con un richiamo ai principi costituzionali: «I lunghi anni spesi nel servizio diplomatico, nello spirito dell’articolo 11 della Costituzione, ci hanno spinto a rivolgerle questo appello, non potendo restare in silenzio di fronte alla sistematica negazione di tutto ciò in cui abbiamo creduto».