È morto Gianni Melidoni, storico giornalista sportivo e volto del Processo di Biscardi

Raccontò la Lazio di Tommaso Maestrelli che vinse lo Scudetto nel 1974 e la Roma di Nils Liedholm campione d’Italia nel 1983, firmando articoli che ancora oggi vengono ricordati dai tifosi per tono e passione.

Le polemiche e il carattere diretto

Melidoni non fu mai un cronista neutro nel senso tradizionale del termine. Difese spesso le squadre della Capitale e non risparmiò critiche alle grandi società del Nord, alimentando un dibattito che superava il campo sportivo.

Famosa rimase anche la sua posizione critica nei confronti del commissario tecnico Enzo Bearzot, accusato di non aver convocato Roberto Pruzzo ai Mondiali del 1982. Una polemica che fece discutere a lungo, anche dopo il trionfo azzurro in Spagna.

Il Processo di Biscardi e la notorietà televisiva

La consacrazione popolare arrivò con la televisione. Nel Processo di Aldo Biscardi, Gianni Melidoni portò ironia, passione e una capacità dialettica che lo resero uno dei volti più riconoscibili del programma.

Il suo stile, spesso sopra le righe ma sempre coerente, contribuì a definire un nuovo modo di parlare di calcio in tv, anticipando il dibattito acceso che oggi domina talk show e social.

Un’eredità che va oltre le polemiche

Con la morte di Gianni Melidoni se ne va una figura che ha attraversato decenni di sport italiano, lasciando un segno profondo nel modo di raccontare il calcio. Amato e contestato, rispettato anche dai detrattori, è stato parte integrante di un’epoca ormai chiusa.

Il suo nome resta legato a una stagione del giornalismo sportivo in cui le firme contavano quanto le notizie, e la personalità del cronista era parte integrante del racconto.

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