sabato, Maggio 17

“Meloni non conta nulla”. Polemica choc in studio, la reazione di Giovanni Floris

“Meloni non conta nulla”. Scintille a DiMartedì, botta e risposta infuocato, Floris spiazzato

Durante l’ultima puntata del programma DiMartedì, trasmesso su La7 e condotto da Giovanni Floris, il pubblico ha assistito a un acceso confronto tra due protagonisti molto diversi ma entrambi abituati al centro della scena: Alessandro Di Battista, ex esponente di punta del Movimento 5 Stelle, e Alan Friedman, giornalista e scrittore americano spesso ospite nei dibattiti italiani sulla politica internazionale.

L’argomento centrale della serata era, ancora una volta, la guerra in Ucraina, ma il confronto ha rapidamente deviato verso un attacco alle istituzioni europee, alla politica estera occidentale e, soprattutto, alla leadership della premier Giorgia Meloni. Il tutto si è trasformato in un vero e proprio scontro verbale carico di tensione, culminato in un’affermazione che ha fatto discutere: “Meloni non conta nulla”.

Le accuse di Di Battista: “La vera partita la giocano Putin, Xi e Trump”

A prendere per primo la parola con toni perentori è stato Alessandro Di Battista, che ha puntato il dito contro la politica estera italiana ed europea, accusandola di avere un ruolo marginale e puramente scenografico nel grande scacchiere internazionale. “Meloni deve recitare il suo copione – ha affermato – deve proclamare fedeltà assoluta all’Ucraina, ma nei fatti prende le distanze. Non è nemmeno andata al summit dei cosiddetti ‘volenterosi’, quella passerella di politici ormai senza peso. Ma la verità è che non conta nulla. Oggi i veri giocatori sono Putin, Xi Jinping e, forse, Trump”.

Di Battista ha dipinto un quadro disilluso, sostenendo che l’Europa sia priva di una guida autorevole come fu Angela Merkel, e che le sue manovre diplomatiche siano risultate inefficaci. “Il conflitto si poteva evitare – ha aggiunto – se solo ci fosse stata una figura con carisma e autorevolezza. Ma l’UE si è dimostrata ancora una volta debole”.

“La Russia è più forte di prima”: un’opinione che divide

Nel suo intervento, Di Battista ha espresso un’opinione contraria alla narrazione dominante nei media occidentali: secondo lui, la Russia non è stata affatto piegata dalle sanzioni economiche imposte da Stati Uniti e Unione Europea. Anzi, sostiene che Mosca sia riuscita a consolidare il proprio potere, mantenendo il controllo su zone strategiche dell’Ucraina e rafforzando alleanze globali.

“Putin è ancora lì, più forte che mai – ha detto con tono polemico – nonostante tutte le vostre previsioni: che fosse malato, che il rublo fosse al collasso, che l’esercito russo fosse a un passo dalla sconfitta. Eppure eccoci qui: Putin tiene in scacco l’Occidente”.

Le sue parole hanno suscitato reazioni contrastanti nello studio e tra i telespettatori, con molti che hanno accusato Di Battista di essere indulgente verso il Cremlino, mentre altri hanno condiviso la sua critica alla politica estera occidentale.

Friedman replica con durezza: “Putin è il solo a non volere la pace”

Alan Friedman non ha perso tempo nel controbattere alle affermazioni dell’ex pentastellato. Il giornalista statunitense ha liquidato il discorso di Di Battista come “ideologia vuota”, priva di realismo. Ha ribadito con forza che l’unico vero ostacolo alla pace è proprio il presidente russo.

“Trump aveva proposto un incontro a Istanbul – ha ricordato Friedman – e Zelensky aveva dato la sua disponibilità. È stato Putin a rifiutare. Se c’è qualcuno che non vuole la pace, è lui. Potrebbe fermare tutto in un attimo, ma non lo fa”.

Friedman ha insistito sul fatto che la guerra in Ucraina non è il risultato di un fallimento occidentale, bensì della determinazione di un regime autoritario a espandere la propria influenza a qualunque costo. “Putin – ha aggiunto – non cerca una soluzione negoziale, ma il dominio. E chi non lo capisce, o finge di non capirlo, si rende complice del suo disegno”.

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