giovedì, Agosto 21

Gaza, scontro frontale Schlein–Meloni: «Silenzio vergognoso». La premier risponde

Il portavoce militare Effie Defrin ha confermato l’avvio delle «operazioni preliminari» su Gaza City, con il controllo delle periferie cittadine da parte delle forze israeliane.

In parallelo, Egitto e Qatar insistono perché Gerusalemme risponda alla proposta di tregua accettata da Hamas, che prevede il rilascio di 10 ostaggi vivi e di 18 corpi in cambio di una sospensione dei combattimenti per 60 giorni. È su questo crinale – militare e negoziale – che si giocano le prossime ore, con le capitali occidentali orientate a sostenere un percorso che intrecci cessazione delle ostilità e misure umanitarie verificabili.

Il «piano E1» riaccende l’allarme sulla Cisgiordania

A inasprire il quadro contribuisce lo sblocco del contestato piano E1, rimasto fermo per vent’anni e ora approvato dall’Alta Commissione di pianificazione israeliana: oltre 3.400 unità abitative tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumim in una fascia di circa 12 km² che, secondo i critici, rischia di spezzare la continuità territoriale palestinese, isolando l’area di Ramallah da quella di Betlemme. È questo uno dei dossier che Bruxelles e diverse capitali europee considerano dirimente per la tenuta di qualunque processo politico fondato sulla soluzione a due Stati.

Polemiche sui toni: il caso Ben-Gvir e l’indignazione internazionale

La tensione cresce anche sul fronte simbolico. Sta suscitando forti reazioni un video in cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir mostra all’interno di un penitenziario un’immagine di Gaza distrutta, sostenendo che i detenuti palestinesi sarebbero costretti a vederla lungo i percorsi di accesso al cortile.

Il filmato, rilanciato sui canali social del ministro, è stato definito da opposizioni e osservatori un’ulteriore benzina sul fuoco in un clima già incandescente, aggravando il divario con partner europei che invocano de-escalation e rispetto del diritto umanitario.

Italia divisa tra linea della fermezza e pressione per la tregua

In Italia lo scontro politico si gioca tra chi, come Schlein, invoca sanzioni e rotture sul piano della cooperazione, e la linea del Governo, che pur condannando le decisioni di Israele su Gaza e Cisgiordania insiste su un percorso multilaterale fatto di cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi e aiuti. La dialettica si riflette anche a Bruxelles, dove resta aperta la discussione su possibili misure restrittive e sul sostegno a un processo politico credibile, nella consapevolezza che senza solide garanzie di sicurezza e una chiara cornice negoziale non potrà esserci una pace duratura.

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