Il portavoce militare Effie Defrin ha confermato l’avvio delle «operazioni preliminari» su Gaza City, con il controllo delle periferie cittadine da parte delle forze israeliane.
In parallelo, Egitto e Qatar insistono perché Gerusalemme risponda alla proposta di tregua accettata da Hamas, che prevede il rilascio di 10 ostaggi vivi e di 18 corpi in cambio di una sospensione dei combattimenti per 60 giorni. È su questo crinale – militare e negoziale – che si giocano le prossime ore, con le capitali occidentali orientate a sostenere un percorso che intrecci cessazione delle ostilità e misure umanitarie verificabili.
Il «piano E1» riaccende l’allarme sulla Cisgiordania
A inasprire il quadro contribuisce lo sblocco del contestato piano E1, rimasto fermo per vent’anni e ora approvato dall’Alta Commissione di pianificazione israeliana: oltre 3.400 unità abitative tra Gerusalemme Est e Ma’ale Adumim in una fascia di circa 12 km² che, secondo i critici, rischia di spezzare la continuità territoriale palestinese, isolando l’area di Ramallah da quella di Betlemme. È questo uno dei dossier che Bruxelles e diverse capitali europee considerano dirimente per la tenuta di qualunque processo politico fondato sulla soluzione a due Stati.
Polemiche sui toni: il caso Ben-Gvir e l’indignazione internazionale
La tensione cresce anche sul fronte simbolico. Sta suscitando forti reazioni un video in cui il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir mostra all’interno di un penitenziario un’immagine di Gaza distrutta, sostenendo che i detenuti palestinesi sarebbero costretti a vederla lungo i percorsi di accesso al cortile.
Il filmato, rilanciato sui canali social del ministro, è stato definito da opposizioni e osservatori un’ulteriore benzina sul fuoco in un clima già incandescente, aggravando il divario con partner europei che invocano de-escalation e rispetto del diritto umanitario.
Italia divisa tra linea della fermezza e pressione per la tregua
In Italia lo scontro politico si gioca tra chi, come Schlein, invoca sanzioni e rotture sul piano della cooperazione, e la linea del Governo, che pur condannando le decisioni di Israele su Gaza e Cisgiordania insiste su un percorso multilaterale fatto di cessate il fuoco, rilascio degli ostaggi e aiuti. La dialettica si riflette anche a Bruxelles, dove resta aperta la discussione su possibili misure restrittive e sul sostegno a un processo politico credibile, nella consapevolezza che senza solide garanzie di sicurezza e una chiara cornice negoziale non potrà esserci una pace duratura.