Morto a 88 anni il re degli scacchi. Giocò (e perse) la «sfida del secolo». Il video
Un campione dal talento straordinario
Nato in Unione Sovietica nel 1937, Boris Spasskij si avvicinò agli scacchi sin da giovane, dimostrando un talento fuori dal comune. La sua ascesa nel mondo degli scacchi fu rapida: già in età adolescenziale si fece notare nei tornei più prestigiosi, guadagnandosi la reputazione di giocatore dotato di una strategia raffinata e di una capacità di calcolo eccezionale.
Divenne campione del mondo nel 1969, battendo Tigran Petrosian in un match che consolidò la sua fama di giocatore versatile e imprevedibile. La sua abilità era tale da renderlo temibile sia in attacco che in difesa, una qualità che gli permise di dominare la scena internazionale per diversi anni. Nel corso della sua carriera, vinse otto medaglie d’oro alle Olimpiadi degli scacchi, confermandosi come uno dei più grandi giocatori di sempre.
La “sfida del secolo” contro Bobby Fischer
Nonostante il suo straordinario talento, Boris Spasskij è ricordato soprattutto per la storica partita del 1972 contro Robert James Fischer, un evento che andò ben oltre il mondo degli scacchi e divenne un simbolo della Guerra Fredda. L’incontro si svolse a Reykjavík, in Islanda, e mise di fronte due stili di gioco diametralmente opposti: da un lato la compostezza e l’eleganza di Spasskij, dall’altro l’imprevedibilità e il genio ribelle di Fischer.
Quel match, valido per il titolo mondiale, assunse un valore politico enorme. L’Unione Sovietica aveva dominato gli scacchi per decenni, e la sfida tra Spasskij e Fischer rappresentava un confronto tra due visioni del mondo: il rigore sovietico contro l’individualismo americano. Fischer, con il suo stile aggressivo e innovativo, riuscì a sconfiggere Spasskij, interrompendo il dominio sovietico sugli scacchi.
Sebbene la sconfitta fosse dolorosa, Spasskij mostrò una straordinaria sportività, congratulandosi con il suo avversario e accettando il risultato con grande dignità. Questo atteggiamento gli valse il rispetto della comunità scacchistica internazionale e consolidò ulteriormente la sua leggenda
Una carriera e una vita oltre il match del 1972
Dopo la sconfitta contro Fischer, Boris Spasskij continuò a giocare ad alti livelli, partecipando a numerosi tornei e restando una figura di spicco nel mondo degli scacchi. Negli anni successivi, si trasferì in Francia, ottenendo anche la cittadinanza francese, ma non smise mai di essere un’icona per il popolo russo e per gli appassionati di scacchi di tutto il mondo.