mercoledì, Luglio 23

Perché le calciatrici dell’Inghilterra non si inginocchieranno contro l’Italia agli Europei 2025

Italia-Inghilterra, semifinale ad alta tensione: la scelta simbolica delle Lionesses

Questa sera, a Ginevra, andrà in scena la semifinale degli Europei femminili 2025 tra Italia e Inghilterra. Ma prima ancora del calcio d’inizio, a far discutere è stata la decisione delle Lionesses di non inginocchiarsi contro il razzismo, gesto che avevano compiuto in tutte le partite precedenti del torneo.

Il caso Jess Carter e gli insulti razzisti

La scelta – come riporta Fanpage.it – arriva dopo giorni di polemiche in Inghilterra, innescate dagli insulti razzisti contro Jess Carter. La calciatrice, dopo essere stata bersagliata sui social per presunte prestazioni sottotono, ha denunciato pubblicamente gli abusi: «Dall’inizio del torneo sto subendo attacchi razziali. È inaccettabile essere giudicata per il colore della pelle». Carter ha poi annunciato una pausa dai social media: «Spero che parlarne faccia riflettere chi si nasconde dietro a certe offese».

La posizione ufficiale della squadra: “Al fianco di Jess”

In una dichiarazione congiunta, la squadra ha espresso solidarietà: «Siamo al fianco di Jess e di tutte le compagne che hanno subito atti di razzismo. Nessuno dovrebbe essere discriminato, né nel calcio né nella vita». Le inglesi hanno voluto sottolineare che rappresentare il proprio Paese è un onore, ma non dovrebbe mai trasformarsi in un incubo per il colore della pelle.

Perché non si inginocchieranno contro l’Italia

Finora le inglesi si erano inginocchiate prima di ogni partita di Euro 2025 come gesto simbolico contro il razzismo. Ma contro l’Italia non lo faranno: «Abbiamo scelto di non inginocchiarci – hanno spiegato – perché è chiaro che il calcio deve trovare un nuovo modo per combattere il razzismo. Questa volta resteremo in piedi, unite, per dimostrare che la lotta deve continuare in altre forme».

Un gesto che divide e fa discutere

La decisione ha scatenato reazioni contrastanti. C’è chi la considera una scelta matura, che spinge verso azioni concrete e non più solo simboliche. Altri, invece, la vedono come un passo indietro nella battaglia contro le discriminazioni. Nel frattempo, l’attesa per il big match cresce: calcio d’inizio alle 21:00, in palio un posto in finale.

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