«Ho chiesto tre volte scusa a tutti per quella brutta frase. Avevo detto che ci stanno togliendo tutto, anche la possibilità di lavorare, e che la colpa è del governo di oggi. Ho sperato che la Meloni mi avesse sentito. Ma dopo la seconda canzone ho chiesto scusa più volte: “Signori, vi chiedo scusa ufficialmente per quello che ho detto”».
Il cantante ha raccontato di essere stato “fuorviato” da un incontro prima di salire sul palco: «Un energumeno mi ha preso per un braccio: “Qui siamo tutti compagni”. Ho pensato di assecondarli e ho detto qualcosa contro il governo. Alcuni se ne sono andati, altri mi urlavano: “Vecchio, vattene a casa!”. Ho chiarito di aver detto spropositi e di scusarmi se ho offeso qualcuno. Io faccio musica, non politica. È stato un piccolo incidente, lo spettacolo poi è andato avanti».
Il retroscena
Nel racconto dell’artista, la miccia si sarebbe accesa per un clima già carico dietro le quinte. Resta il fatto che i riferimenti alla premier, a Trump e alla “casta” hanno trasformato un live estivo in un caso virale, con reazioni opposte sui social: c’è chi lo difende per la denuncia sociale e chi lo accusa di caduta di stile e strumentalizzazione politica del palco.
Il bilancio
Tra fischi, contestazioni e scuse pubbliche, la serata di Fiumicino lascia una scia di polemiche: Pappalardo rivendica il ruolo di artista e prende le distanze dalla militanza, ma le sue parole restano al centro del dibattito. E rilanciano un tema ricorrente: fino a dove può spingersi l’invettiva politica sul palco prima di diventare un boomerang?