Ci sono momenti in cui il calcio smette di essere cronaca di un risultato e diventa qualcos’altro. Un riflesso collettivo, quasi automatico, che porta tutti a guardare la stessa cosa e a pensare la stessa frase: speriamo che si rialzi. È quello che è successo allo stadio Ennio Tardini durante Parma-Fiorentina, quando l’attaccante viola Roberto Piccoli è rimasto a terra dopo un contrasto duro e una caduta che, per qualche secondo, ha gelato lo stadio.
Lo scontro, poi l’allarme: “non si rialza”
L’episodio arriva nel mezzo di una partita combattuta, con l’azione che per un attimo continua anche lontano dal punto dell’impatto. Ma basta poco perché tutti capiscano che non è un normale contatto di gioco. Piccoli resta sull’erba, immobile, e l’apprensione cresce in pochi battiti: la scena è quella che nessuno vorrebbe vedere, perché il corpo del giocatore non reagisce come dovrebbe.
A richiamare l’attenzione in modo deciso è Simone Corvi, che segnala la gravità della situazione e spinge l’arbitro Marco Guida a fermare il match alla prima occasione utile. È il passaggio chiave: la partita si interrompe e il campo, improvvisamente, diventa un luogo diverso. Non c’è più tifo, non c’è più pressione, c’è solo attesa.
Intervento sanitario e minuti lunghi: Piccoli in difficoltà respiratoria
Lo staff medico entra in campo e lavora subito per stabilizzare l’attaccante. Secondo quanto ricostruito, Piccoli avrebbe mostrato difficoltà respiratorie, un dettaglio che aumenta il timore sugli spalti e tra i compagni. In quei minuti, lo stadio vive in un silenzio innaturale, rotto soltanto da qualche voce lontana e dal rumore dei passi di chi si muove attorno al giocatore.
È anche il tipo di paura che non fa rumore: si vede nei volti, nelle mani che si portano alla bocca, nello sguardo fisso verso il punto in cui i medici stanno lavorando. In campo, i compagni sembrano trattenere il fiato insieme a tutto il pubblico.
Il momento del sollievo
Continua a leggere per scoprire maggiori dettagli.
