sabato, Giugno 7

Referendum 8-9 giugno: cosa succede se salta il quorum. Meloni, Schlein e Landini, gli scenari possibili

In teoria si tratta di cinque quesiti referendari. Nella pratica, è un referendum sul governo Meloni. Il quorum – cioè il raggiungimento del 50% più uno degli aventi diritto al voto – è diventato il vero ago della bilancia. Se dovesse essere superato, il significato politico sarebbe enorme: sarebbe un segnale di sfiducia nei confronti dell’esecutivo, ma anche un rilancio per i leader dell’opposizione.

In particolare, Landini vedrebbe legittimata la sua battaglia sindacale e potrebbe consolidare la CGIL come protagonista del dibattito politico. Schlein, invece, potrebbe rafforzare la sua leadership nel PD, scossa da tensioni interne e accuse di eccessivo sbilanciamento a sinistra. Il M5S, pur avendo lasciato libertà di coscienza su alcuni quesiti, beneficerebbe di un eventuale successo come parte del fronte anti-governativo.

Gli scenari possibili: da una valanga politica a un nulla di fatto

Secondo gli analisti parlamentari, come si legge su affaritaliani.it, tre sono gli scenari principali. Il primo è quello “miracoloso”: il quorum viene superato e i SÌ vincono. In questo caso, il governo sarebbe travolto da una tempesta politica. Si aprirebbero scontri interni a Fratelli d’Italia e alla Lega, con alcuni osservatori che non escludono nemmeno una crisi di governo. Qualcuno nel PD sogna perfino elezioni anticipate in autunno.

schlein meloni

Il secondo scenario è quello più realistico: affluenza tra il 35% e il 40%. I referendum falliscono tecnicamente, ma l’opposizione può comunque rivendicare una partecipazione significativa. In questo contesto, il dibattito interno al PD si accenderebbe: i riformisti come Guerini, Gori, Nardella e Picierno tornerebbero alla carica, chiedendo un riposizionamento del partito e contestando l’asse con Landini e Conte.

Il terzo scenario, il peggiore per l’opposizione, è quello del flop: affluenza sotto il 30%. In questo caso, si aprirebbero le porte alla resa dei conti. Per Landini, la Lega ha già pronto il dossier per chiederne le dimissioni dalla segreteria CGIL. Per Schlein, invece, potrebbe essere l’inizio della fine: la sua linea politica verrebbe messa in discussione e il partito inizierebbe a guardare altrove, forse verso nomi più centristi o dialoganti con Calenda e Azione.

Una partecipazione politica mascherata da quesito tecnico

Nonostante i quesiti referendari abbiano contenuti giuridici e normativi, la vera partita è tutta politica. L’opposizione cerca di trasformare il voto in un referendum contro Meloni, il centrodestra prova a delegittimarlo a colpi di astensionismo. Ma al netto delle strategie, saranno gli italiani a decidere.

Se andranno al mare, vincerà Meloni. Se si recheranno alle urne, anche solo in numero sufficiente a sfiorare il quorum, allora il quadro potrebbe cambiare. A quel punto non basterà dire “era solo un referendum”. Il voto del 9 giugno, comunque vada, resterà una pagina determinante dell’attuale legislatura.

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