giovedì, Agosto 21

Milano, sgomberato il Leoncavallo: Salvini esulta («Afuera!»), la sinistra insorge

Operazione all’alba: eseguito lo sfratto

All’alba la Polizia di Stato, insieme all’ufficiale giudiziario, ha dato esecuzione all’ordine di sfratto dello spazio Leoncavallo in via Watteau, storico centro sociale milanese occupato dal 1994. Il provvedimento, rinviato più volte negli anni, arriva dopo la sentenza che a novembre aveva condannato il Viminale a risarcire con circa 3 milioni di euro i proprietari dell’area, la famiglia Cabassi, per il mancato sgombero.

L’attività dell’aeroporto cittadino e dei servizi urbani non ha subito ripercussioni; l’area è stata presidiata per prevenire tensioni. Nei mesi scorsi l’associazione Mamme del Leoncavallo aveva manifestato interesse per un immobile comunale in via San Dionigi, ipotesi mai concretizzata.

La reazione politica

Immediato il commento del leader della Lega Matteo Salvini, che sui social ha salutato lo sgombero come la fine di “decenni di illegalità tollerata”, chiudendo con un perentorio «Afuera!». Sulla stessa linea la vicepresidente della Lega e consigliera comunale Silvia Sardone, che definisce il Leoncavallo “covo di illegalità” e invita Palazzo Marino a non assegnare “spazi pubblici con bandi di favore”, citando il precedente del Lambretta. Anche Ilaria Salis ha reagito duramente alla notizia.

Dall’altra parte, il vicepresidente del gruppo AVS alla Camera Marco Grimaldi parla di “presidio culturale e umano” sgomberato “a colpi di caschi e manganelli” e denuncia un “atto di violenza immobiliare” che svuoterebbe Milano di luoghi sociali, riducendola a “vetrina per turisti e speculatori”.

Il nodo: legalità, proprietà e futuro degli spazi sociali

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