Italia tra Bruxelles e Mosca: Meloni sceglie l’Europa, gli asset russi restano congelati

L’Unione Europea entra in una fase decisiva nella gestione degli attivi sovrani russi congelati dopo l’invasione dell’Ucraina. Dopo giorni di cautela diplomatica e una riserva che aveva alimentato interrogativi sulla sua reale posizione, l’Italia guidata da Giorgia Meloni ha scelto di allinearsi alla maggioranza dei Paesi membri e di votare a favore del regolamento che stabilisce il congelamento a tempo indeterminato dei fondi di Mosca presenti nell’UE.

La votazione formale si sta svolgendo presso il Consiglio dell’Unione Europea e si concluderà alle 17:00. Il provvedimento non decide ancora come i fondi saranno utilizzati, ma rappresenta un passaggio fondamentale per garantirne la totale immobilizzazione, in vista di un possibile uso futuro per un “prestito di riparazione” destinato all’Ucraina.

Un accordo politico difficile, tra veti e riserve

Il percorso verso questo voto non è stato semplice. Nella giornata precedente, gli ambasciatori europei avevano faticosamente raggiunto un accordo preliminare, stabilendo che la decisione sarebbe stata adottata a maggioranza qualificata, invocando l’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’UE. Una scelta che sottolinea la natura emergenziale della misura e la necessità di agire in modo rapido di fronte alle destabilizzazioni economiche globali causate dalla guerra.

Solo Ungheria e Slovacchia si sono opposte apertamente. Ma due Paesi strategici, Belgio e Italia, avevano espresso riserve tecniche, senza però schierarsi contro la proposta.

Perché il Belgio era il più cauto: il nodo Euroclear

Le cautele belghe hanno motivazioni precise. Il Belgio ospita Euroclear, uno dei più grandi depositari di titoli al mondo, dove sono bloccati 185 miliardi di euro di attivi russi. Qualsiasi futura decisione sull’utilizzo dei fondi esporrebbe Bruxelles — e soprattutto Euroclear — a potenziali contromisure economiche e legali da parte di Mosca.

Per questo il governo belga ha insistito sulla necessità di definire chiaramente i confini giuridici del regolamento, temendo che un via libera troppo ampio potesse trasformarsi in un boomerang per il suo sistema finanziario.

L’Italia scioglie la riserva: sì al congelamento senza ambiguità

La posizione italiana era rimasta nel silenzio fino a poche ore fa. Nessun commento ufficiale, nessuna indicazione politica chiara. Solo una riserva tecnica che aveva alimentato dubbi sulla possibilità di un’astensione o addirittura di un voto contrario.

La svolta è arrivata nella procedura scritta avviata a mezzogiorno: Roma ha votato a favore. A convincere il governo sono state importanti rassicurazioni negoziali fornite nelle ultime ore.

In particolare, l’Italia ha ottenuto la garanzia che:

  • il regolamento non anticipa alcuna decisione sull’impiego degli asset;
  • la misura riguarda esclusivamente il congelamento a tempo indeterminato;
  • qualsiasi scelta sull’uso dei fondi sarà presa solo a livello politico dai leader europei.

In altre parole: il voto di oggi non apre automaticamente la porta al finanziamento del prestito ucraino, ma definisce il quadro giuridico perché gli asset non possano essere spostati o svincolati da soggetti terzi.

Verso il Consiglio Europeo del 18-19 dicembre: la vera battaglia politica

La questione su come utilizzare gli attivi congelati resta aperta. La decisione finale spetterà al Consiglio Europeo del 18 e 19 dicembre, quando i capi di Stato e di governo dovranno affrontare il tema più sensibile:

È legittimo e opportuno utilizzare i fondi russi per sostenere finanziariamente la ricostruzione dell’Ucraina?

Una scelta che comporta implicazioni enormi:

  • legali, perché si rischia ritorsioni giudiziarie internazionali;
  • economiche, con possibili contraccolpi sui mercati finanziari;
  • geopolitiche, soprattutto nei rapporti con Mosca, Pechino e gli alleati NATO.

Il voto odierno, dunque, è solo una tappa. Un passaggio tecnico e giuridico destinato a preparare il terreno alla battaglia politica vera che si giocherà tra una settimana.

Italia schierata con l’Europa: un segnale anche verso Mosca

La scelta di Meloni di sostenere il regolamento rappresenta un segnale chiaro: nonostante i rapporti complessi con Mosca e i contrappesi interni alla maggioranza, l’Italia conferma il suo allineamento strategico con Bruxelles e Washington.

Un posizionamento che riflette la volontà del governo di mantenere un ruolo centrale nei negoziati europei più delicati, evitando isolamenti o fraintendimenti diplomatici.

L’ultimo capitolo, però, deve ancora essere scritto. E passerà dai leader europei la prossima settimana.

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