lunedì, Agosto 18

Von der Leyen contro Trump: «I confini non si cambiano con la forza». Lunedì l’incontro a Washington

Il giorno dopo Anchorage: tra “vertice produttivo” e nessuna tregua

Il faccia a faccia di Ferragosto in Alaska fra Donald Trump e Vladimir Putin non ha prodotto il cessate il fuoco in Ucraina. Al termine di oltre tre ore di colloquio, le parti hanno parlato di confronto “produttivo”, ma le differenze restano profonde: Mosca chiede condizioni pesanti, Washington sposta il baricentro dal semplice stop alle armi a un accordo complessivo, e Kyiv rilancia le sue linee rosse. Sullo sfondo, l’Europa raddoppia la pressione diplomatica in vista di un lunedì che potrebbe rivelarsi dirimente alla Casa Bianca.

La frattura di merito

Nelle ultime ore si è delineata una divergenza di approccio. Da un lato, l’idea di puntare a un trattato “definitivo” che chiuda il conflitto con garanzie di sicurezza e un quadro stabile; dall’altro, la richiesta ucraina di un cessate il fuoco immediato e verificabile come primo passo, senza concessioni territoriali. Per Kyiv, qualunque ipotesi di ritiro o di rinuncia a parti del Paese è non negoziabile: la sovranità e l’integrità territoriale non sono moneta di scambio.

Von der Leyen alza la voce: «I confini non si cambiano con la forza»

Da Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito un principio che le cancellerie Ue considerano intoccabile: i confini internazionali non possono essere modificati con la forza. È una linea che si traduce in due pilastri operativi: nessun negoziato “sull’Ucraina senza l’Ucraina” e garanzie di sicurezza robuste, “a prova di futuro”, per impedire nuove aggressioni. L’obiettivo dichiarato è rendere l’Ucraina militarmente resiliente, un Paese in grado di scoraggiare chiunque dal tentare un’altra offensiva.

Il nodo Donbass: la richiesta russa e i rischi di un congelamento

Tra le indiscrezioni emerse dopo l’incontro in Alaska, la più significativa riguarda la pretesa russa di ottenere il ritiro ucraino dall’intera regione di Donetsk (insieme a Luhansk), in cambio del congelamento della linea del fronte nelle aree meridionali di Kherson e Zaporizhzhia. Vediamo cosa comporterebbe questo.

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