Nato, decollano i caccia dopo l’attacco russo sull’Ucraina: crescente tensione nei cieli europei
Una notte di tensione sull’Europa orientale
La notte tra il 18 e il 19 agosto è stata caratterizzata da una nuova escalation nel conflitto russo-ucraino. Mosca ha lanciato una massiccia ondata di attacchi missilistici e con droni contro diverse regioni ucraine, causando vittime civili e aumentando la preoccupazione in tutta l’Europa. Secondo le autorità di Kiev, gli attacchi hanno provocato almeno un morto e quattro feriti, tra cui due bambini, a dimostrazione di quanto il prezzo umano del conflitto continui a crescere.
La reazione della Nato non si è fatta attendere: diversi caccia da combattimento, provenienti da Polonia e Svezia, si sono alzati in volo per monitorare la situazione e garantire la sicurezza dei confini dell’Alleanza Atlantica. Un segnale chiaro, che riflette la volontà dei Paesi membri di difendere lo spazio aereo europeo e prevenire possibili sconfinamenti.
La risposta immediata della Polonia
Varsavia, trovandosi in prima linea nella crisi ucraina, ha annunciato di aver “attivato tutte le procedure necessarie” per mettere in stato di massima allerta i propri sistemi di difesa. Ciò ha comportato non solo il decollo immediato dei caccia, ma anche il rafforzamento dei radar di sorveglianza e delle unità di difesa antiaerea dislocate lungo il confine con l’Ucraina.
“Gli aerei polacchi e alleati hanno iniziato le operazioni”, ha dichiarato l’esercito polacco in un comunicato ufficiale. Le manovre, ha precisato Varsavia, hanno carattere preventivo e mirano principalmente a proteggere la popolazione civile, soprattutto nelle regioni orientali del Paese più vicine alla linea del fronte.
Anche la Svezia in campo con i caccia Gripen
Oltre alla Polonia, anche la Svezia ha giocato un ruolo attivo nell’operazione di sorveglianza. Alcuni caccia JAS 39 Gripen, già di stanza in Polonia nell’ambito delle missioni Nato di cooperazione, si sono uniti ai velivoli polacchi. La presenza svedese, sottolineano gli esperti militari, è un segnale politico e strategico di grande importanza: Stoccolma, che ha recentemente completato il proprio ingresso nella Nato, dimostra così concretamente la sua disponibilità a partecipare alla difesa collettiva.
Attacchi russi: la nuova escalation militare
L’aeronautica ucraina ha riportato che la Russia ha utilizzato complessivamente 280 mezzi d’attacco aerei nel corso della notte. Tra questi, ben 270 erano droni Shahed di fabbricazione iraniana, ormai tristemente noti per il loro impiego massiccio contro infrastrutture energetiche e obiettivi civili. Oltre ai droni, Mosca ha lanciato cinque missili balistici Iskander-M e cinque missili da crociera Kh-101.