Il ritorno in tv dopo la lite
Enzo Iacchetti, storico volto della televisione italiana e attore amatissimo dal pubblico, è tornato protagonista a È sempre Cartabianca dopo la durissima lite andata in onda la settimana scorsa con Eyal Mizrahi, presidente della Federazione Amici di Israele. Lo scontro aveva fatto il giro del web, scatenando un’ondata di commenti e polemiche.
Il dibattito era degenerato quando, alle parole di Iacchetti sulla morte di migliaia di bambini palestinesi a Gaza, Mizrahi aveva replicato con una frase che ha indignato l’opinione pubblica: «Definisci bambino».
«Quando uno mi dice “definisci bambino” non si può rispondere diplomaticamente», ha spiegato Iacchetti davanti alle telecamere, visibilmente emozionato. «Non sono un violento, non uccido nemmeno le mosche. Non avrei torto nemmeno un capello a quel signore».
“Non potevo immaginare una cosa simile”
Nell’ultima settimana l’attore è diventato suo malgrado un simbolo delle proteste per Gaza. «Non potevo immaginare – ha raccontato – che a Milano, Roma o Bologna ci fosse la mia fotografia nelle manifestazioni». I suoi interventi, rilanciati sui social, sono stati applauditi da migliaia di attivisti e cittadini che hanno visto nelle sue parole una presa di posizione netta contro la guerra e le violenze.
Ma accanto agli applausi sono arrivate anche le minacce: «Uno mi ha scritto persino l’orario in cui mi viene a uccidere… La polizia postale è al lavoro, perché su queste cose non si scherza».
«Il genocidio non ammette contraddittorio»
Per Iacchetti, il punto non è più politico ma umano: «Il contraddittorio può esistere in caso di un incidente stradale tra due automobilisti. Ma quando c’è un genocidio riconosciuto da tutti, il contraddittorio non esiste». Una frase che ha suscitato ulteriori dibattiti ma che fotografa il suo approccio: nessuna mediazione possibile quando in gioco c’è la vita di migliaia di civili.
Contratti e carriera: il prezzo della presa di posizione
L’attore ha poi parlato delle conseguenze professionali: «Ho contratti teatrali fino al 2028. Ora mi chiamano per fare l’opinionista, mi cercano tv e giornali. Ma io vorrei tornare a fare il mio lavoro. Ho perso il lavoro nel senso che tutto questo ha oscurato ciò che avrei dovuto fare: spettacoli e serate. Molti non mi chiamano perché temono che io mi metta a tirare frecciate durante uno spettacolo».
Nonostante questo, Iacchetti non arretra. Nella prossima pagina, vediamo la sua risposta a chi gli dice di “fare solo il comico”.