
La chiusura del comizio di Giorgia Meloni a Napoli ha generato un acceso dibattito politico e mediatico, trasformandosi in poche ore in uno dei temi più discussi sul panorama nazionale. Durante l’evento, la presidente del Consiglio si è lasciata andare a un momento di entusiasmo, saltellando sul palco mentre il pubblico intonava il coro “Chi non salta è comunista”. Una scena che ricordava più un’atmosfera da stadio che una tradizionale manifestazione politica e che, proprio per il suo tono folkloristico, ha scatenato reazioni contrastanti.
Il gesto, tipico della tradizione politica del centrodestra e radicato soprattutto nei momenti più ironici della storia berlusconiana, è bastato per far esplodere l’indignazione di una parte della sinistra. Nonostante la leggerezza del coro e il suo valore quasi caricaturale, esponenti dell’opposizione hanno immediatamente criticato la performance, accusando Meloni di abbassare il livello del confronto politico e di ricorrere a slogan che dividono anziché unire.
Le critiche della sinistra e il confronto con altri slogan politici
Uno dei commenti più duri è arrivato da Sandro Ruotolo, che ha accusato la premier di aver trasformato la tappa napoletana in una sorta di “gita da fascistelli”. Parole pesanti, che hanno ulteriormente alimentato la polemica. Ruotolo ha sostenuto che la scena non fosse solo una manifestazione di spontaneità, ma il simbolo di un approccio populista e divisivo.
Molti sostenitori della maggioranza hanno trovato queste reazioni eccessive, ricordando come in altre piazze – soprattutto quelle più vicine ai movimenti filopalestinesi – vengano spesso intonati cori molto più forti e potenzialmente divisivi, come il celebre “dal fiume al mare”. Un confronto che, secondo loro, evidenzierebbe una doppia morale nel modo in cui certi comportamenti vengono giudicati a seconda del colore politico di chi li compie.
Andrea Scanzi: il commento più pungente sui social
Tra le reazioni più virulente spicca quella di Andrea Scanzi, che ha dedicato un lungo post sui suoi canali social per criticare quanto accaduto sul palco napoletano. Il giornalista ha ironizzato sulle persone presenti, sostenendo che il coro “Chi non salta è comunista” rivelasse una scarsissima conoscenza della storia e un livello culturale discutibile. Il suo intervento è stato un crescendo di sarcasmo, rivolto non solo alla premier ma anche agli esponenti del centrodestra che la accompagnavano durante l’evento.
Scanzi ha descritto, con toni volutamente caricaturali, i tentativi di ballo di alcuni dirigenti del centrodestra, come Maurizio Lupi, dipingendo un quadro volutamente grottesco della situazione. Ha poi commentato le movenze di Meloni, paragonandole a quelle del celebre motivo napoletano “Funiculì Funiculà”. Secondo lui, la premier avrebbe provato a mostrarsi spontanea e vicina alla gente, improvvisando gesti e saltelli più per creare empatia con il pubblico che per reale trasporto.
La doppia percezione del gesto di Meloni
Il cuore dell’analisi di Scanzi, però, non si limita al semplice scherno. Il giornalista ha evidenziato un punto più profondo: ciò che può apparire imbarazzante o populista agli occhi dei detrattori di Meloni, è invece visto come un valore aggiunto dai suoi sostenitori. Secondo lui, questo tipo di comportamento avvicina la premier al suo elettorato, rendendola più “di popolo”, più spontanea, più autentica. Una strategia comunicativa che, sempre secondo Scanzi, ricorda in parte quella di Silvio Berlusconi, capace di trarre vantaggio anche dalle sue uscite più discutibili.
Nel suo intervento, Scanzi conclude con amarezza: ciò che viene percepito come segno di superficialità da un lato, può paradossalmente far crescere consenso dall’altro. È il paradosso della comunicazione politica contemporanea, dove autenticità e spettacolarizzazione spesso prevalgono sulla tradizione formale dei comizi.
Una piazza trasformata in arena: cosa significa davvero?
L’episodio di Napoli mostra come la politica, oggi più che mai, stia assumendo toni sempre più vicini all’intrattenimento. La scena del palco, il ritmo della folla, i cori e i movimenti festosi fanno parte di una strategia comunicativa che punta a creare entusiasmo e identificazione. Non è una novità: da decenni le piazze politiche italiane si riempiono di canzoni, simboli e cori. Ma nel contesto attuale, ogni gesto viene ingigantito e analizzato come se fosse una dichiarazione programmatica.
La reazione della sinistra, d’altro canto, mostra quanto il clima politico sia ancora fortemente polarizzato. Ogni episodio diventa terreno di scontro, ogni gesto una possibile provocazione. È così che un coro ironico e quasi folkloristico può trasformarsi in un caso nazionale.
Conclusioni: una polemica che riflette un clima politico teso
L’episodio del comizio di Meloni a Napoli non è solo una questione di cori o di saltelli. È un simbolo della tensione politica che attraversa l’Italia, dove ogni gesto viene interpretato come un segnale politico profondo. L’entusiasmo della piazza, la percezione dei detrattori e il sostegno dei fan mostrano una frattura netta nel modo in cui gli italiani leggono la leadership della premier.
Che si tratti di spontaneità, di comunicazione strategica o di semplice folklore politico, è indubbio che la scena abbia colpito l’immaginario collettivo. E se l’obiettivo della leader di Fratelli d’Italia era quello di rafforzare il legame emotivo con il suo pubblico, il risultato sembra raggiunto. Le polemiche, invece, confermano che ogni sua mossa continuerà a essere osservata, criticata e amplificata da chi le è politicamente avverso.


















