“Noi i banchi a rotelle…”. Bagarre in Senato sul Bilancio, il M5S protesta e La Russa chiude così

Clima teso e polemiche accese questa mattina in Senato, dove l’Aula di Palazzo Madama è stata chiamata a votare la fiducia sulla legge di Bilancio. Quella che doveva essere una discussione tecnica sulla manovra economica si è trasformata rapidamente in uno scontro politico dai toni aspri, con scambi di battute, proteste e richiami all’ordine.

Protagonisti della bagarre Forza Italia e Movimento 5 Stelle, con un intervento finale del presidente del Senato che ha contribuito a chiudere il confronto in modo ironico, ma non senza lasciare strascichi.

L’intervento di Gasparri apre lo scontro

A innescare la polemica è stato l’intervento del capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia. Il senatore azzurro ha esordito ringraziando il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e l’intero esecutivo per il lavoro svolto sulla manovra.

Secondo Gasparri, la legge di Bilancio rappresenta un passaggio decisivo per il Paese, soprattutto in chiave europea. L’obiettivo, ha spiegato, è quello di uscire definitivamente dalla procedura di infrazione, con un conseguente risparmio sugli interessi del debito pubblico e un rafforzamento della credibilità internazionale dell’Italia.

Rating, inflazione e conti pubblici

Nel suo intervento, Gasparri ha rivendicato anche le valutazioni positive delle agenzie di rating, ricordando come in passato i giudizi negativi fossero considerati determinanti nel dibattito politico. Un cambio di rotta che, a suo dire, certifica la solidità della linea economica del governo.

Altro punto sottolineato è stato il calo dell’inflazione, passata dall’8 per cento del 2022 a valori inferiori al 2 per cento. Un dato che, secondo il senatore, avrebbe contribuito a difendere il potere d’acquisto delle famiglie italiane in una fase complessa.

Salari e contratti: la difesa della manovra

Gasparri ha riconosciuto che il tema dei salari resta centrale e che “devono crescere”, ma ha rivendicato un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Il governo, ha sostenuto, avrebbe sbloccato numerosi rinnovi contrattuali, anche nel pubblico impiego, rimasti fermi per lungo tempo.

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