venerdì, Maggio 9

“Subito nuove elezioni” Cacciari lancia l’allarme

“Subito nuove elezioni” Cacciari lancia l’allarme

La recente crisi istituzionale in Germania, dove il Bundestag ha negato la fiducia a Friedrich Merz come nuovo cancelliere per soli sei voti, ha sollevato un’ondata di preoccupazioni in tutta Europa.

A esprimere un giudizio netto e senza mezzi termini è stato il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, intervistato da Affaritaliani.it. Il suo monito è chiaro: o si corre subito ai ripari con nuove elezioni e un deciso impegno delle élite europee, oppure l’intera impalcatura democratica dell’Occidente rischia di crollare.

Un campanello d’allarme per l’Europa

Secondo Cacciari, il mancato appoggio a Merz non è solo un incidente parlamentare, ma rappresenta il sintomo di una crisi ben più profonda. In particolare, l’analista sottolinea come la Germania, tradizionalmente considerata il perno politico ed economico dell’Unione Europea, stia mostrando segni di instabilità allarmanti. La bocciatura del leader della CDU, nonostante l’appoggio formale della coalizione CDU-CSU e SPD, è avvenuta per mano di ben 18 “franchi tiratori”. Questo episodio dimostra, secondo il filosofo, quanto sia ormai fragile il tessuto politico tedesco.

La metafora della fine della Repubblica

Per descrivere la gravità della situazione, Cacciari ricorre a una potente metafora storica: “Siamo alla fine della Res publica“. Con questa espressione si riferisce alla caduta della Repubblica Romana nel 27 a.C., quando Ottaviano (poi Augusto) pose fine all’ordine repubblicano instaurando il Principato, segnando l’inizio dell’Impero. La scelta di questa analogia non è casuale: essa suggerisce che, proprio come nella Roma antica, stiamo assistendo a un passaggio epocale in cui le istituzioni democratiche rischiano di essere travolte da forze autoritarie, populiste o incapaci di governare.

Il rischio dello sfaldamento dell’Unione Europea

L’analisi di Cacciari non si limita al panorama tedesco. L’instabilità di Berlino viene vista come il segnale premonitore di un più ampio crollo dell’Unione Europea. “Se collassa in questo modo il centro politico ed economico dell’UE”, afferma il filosofo, “tutto andrà secondo le peggiori previsioni: verso lo sfascio dell’Unione”. Questo scenario non è solo una questione di equilibrio interno, ma riguarda anche il peso geopolitico dell’Europa in un mondo dove le tensioni internazionali – dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente alle tensioni con Cina e Russia – richiedono risposte coordinate e stabili.

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