L’intervista in questione è quella andata in onda su Le Iene il 30 marzo scorso, ma registrata il 22 marzo durante un permesso premio. La mancata richiesta preventiva di autorizzazione ha rappresentato, secondo la procura, un’infrazione. Tuttavia, il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, ha precisato in una nota che l’intervista si è svolta nei limiti del permesso concesso e che non sono emerse violazioni disciplinari.
Tutte le altre relazioni comportamentali su Stasi, incluse quelle redatte dagli educatori e dagli operatori penitenziari, sono risultate positive, rafforzando l’idea che il detenuto sia effettivamente sulla strada del recupero sociale.
Una nuova fase per Stasi: prospettive future e fine pena
Stasi si trova in carcere da oltre dieci anni. Attualmente, considerando la condanna complessiva a 16 anni, restano da scontare poco più di quattro anni. Tuttavia, grazie ai benefici previsti dalla legge, come la liberazione anticipata (che permette di ridurre la pena in base alla buona condotta), è possibile che la sua permanenza in carcere si concluda tra il 2028 e il 2029.
Inoltre, con la semilibertà ottenuta, Alberto Stasi potrà anche in futuro avanzare richiesta per un’altra misura alternativa: l’affidamento in prova ai servizi sociali. Questo tipo di provvedimento permetterebbe al detenuto di scontare la pena rimanente completamente fuori dal carcere, sotto la supervisione degli operatori dei servizi sociali e con l’obbligo di svolgere attività lavorative o socialmente utili.
Il delitto di Garlasco e il lungo iter giudiziario
Il caso di Garlasco, piccolo comune in provincia di Pavia, risale al 13 agosto 2007, quando Chiara Poggi, 26 anni, venne trovata morta nella casa di famiglia. Le indagini si sono da subito concentrate su Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima, che fu processato più volte.
Il processo ha attraversato fasi controverse e complesse: inizialmente assolto, Stasi è stato infine condannato in via definitiva nel 2015 dalla Corte di Cassazione, che ha ritenuto sufficienti gli elementi a suo carico. La condanna a 16 anni di reclusione ha posto fine al lungo iter giudiziario, anche se il dibattito pubblico e mediatico sul caso non si è mai spento del tutto.
Implicazioni sociali e legali del provvedimento
La concessione della semilibertà ad Alberto Stasi riapre il dibattito sulle misure alternative alla detenzione per i condannati per reati gravi. Da un lato, c’è chi vede in questo passaggio un segno positivo, una conferma che il carcere può essere un luogo di riabilitazione e non solo di punizione. Dall’altro, ci sono voci critiche, che ritengono che chi si è reso responsabile di un omicidio efferato non dovrebbe beneficiare di tali agevolazioni.
Il sistema penitenziario italiano, tuttavia, si fonda sul principio della rieducazione del condannato, sancito anche dalla Costituzione. La semilibertà è uno strumento pensato proprio per permettere un ritorno graduale alla società, riducendo il rischio di recidiva e favorendo la responsabilizzazione del detenuto.