Tancredi Antoniozzi arrestato per rapine di Rolex: il figlio del deputato finisce in carcere
Tancredi Antoniozzi, figlio del deputato di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, è stato arrestato con l’accusa di aver orchestrato una serie di rapine a Roma Nord. Non è la prima volta che il giovane 22enne si trova coinvolto in vicende giudiziarie, ma questa volta la situazione si è aggravata: è finito in carcere. Le indagini della polizia hanno fatto luce su una presunta banda specializzata nel furto di orologi di lusso, in particolare Rolex, con metodi intimidatori e violenti.
Una nuova accusa che aggrava il passato giudiziario di Tancredi Antoniozzi
Non è una figura sconosciuta alle forze dell’ordine: Tancredi Antoniozzi aveva già avuto a che fare con la giustizia in passato. Alcuni anni fa, si era reso protagonista di un episodio particolarmente grave in cui aveva aggredito i carabinieri durante un controllo stradale. Inoltre, nel 2021 era stato indagato per una rissa scoppiata a Cortina d’Ampezzo, nota località turistica, alimentando un’immagine di giovane problematico e incline alla violenza.
Una banda organizzata dietro le rapine di orologi di lusso a Roma
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Tancredi Antoniozzi sarebbe stato a capo di un gruppo criminale attivo nella zona nord della Capitale, specializzato nel furto di Rolex e altri oggetti di valore. Insieme a lui è stato arrestato anche David Cesarini, 28 anni, mentre altri due giovani sono attualmente indagati ma non in stato di fermo: si tratta di Manuel Fiorani, 24 anni, e Michael Giuliano, 25 anni.
Il modus operandi del gruppo era ben collaudato: si appostavano in quartieri di lusso o all’uscita di locali frequentati da persone facoltose, per poi colpire con decisione, spesso con modalità violente o minacciose. In alcuni casi, dopo la rapina, tentavano di estorcere denaro alla vittima promettendo la restituzione dell’orologio rubato: una tecnica nota come “cavallo di ritorno”.
Le indagini partite da un’irruzione a casa di uno dei membri
Le indagini delle forze dell’ordine hanno preso il via a dicembre 2024, quando gli agenti del commissariato di Ponte Milvio sono intervenuti per un presunto tentativo di irruzione in un’abitazione privata. Si trattava della casa di Manuel Fiorani, uno dei membri del gruppo, il quale, messo alle strette, ha deciso di collaborare con la polizia.
La confessione di Fiorani fa crollare il castello
La svolta nelle indagini è arrivata proprio grazie alla confessione di Fiorani, che ha rivelato dettagli inediti sulle attività del gruppo e sulla figura di Antoniozzi. Fiorani ha ammesso di aver partecipato a due rapine insieme a Tancredi Antoniozzi, conosciuto pochi mesi prima in palestra. Inizialmente, il figlio del deputato gli avrebbe proposto di effettuare consegne di cocaina, ma in seguito i due sarebbero passati a compiere rapine insieme.
Questo cambio di passo nelle attività criminali, da piccoli traffici di droga a veri e propri colpi, mostra una pericolosa escalation nel comportamento del giovane Antoniozzi, che sembrerebbe aver assunto un ruolo da leader nella gestione del gruppo.
Le minacce e l’intimidazione
Un aspetto inquietante emerso dalla testimonianza di Fiorani riguarda le continue minacce e intimidazioni subite da parte di Antoniozzi. Pare che il 22enne avesse un atteggiamento particolarmente violento nei confronti dei suoi complici, al punto da minacciare di morte la madre di Fiorani se quest’ultimo avesse parlato con la polizia.
Queste minacce, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto lo scopo di mantenere il silenzio e il controllo all’interno della banda, facendo leva sulla paura. Una strategia tipica delle organizzazioni criminali, anche se in questo caso si parla di un gruppo di giovani che, apparentemente, non aveva ancora legami strutturati con la criminalità organizzata, ma che ne emulava i metodi.