L’operazione americana è frutto di una direttiva speciale della Casa Bianca, che autorizza l’impiego delle forze armate contro i cartelli della droga. La flotta statunitense comprende tre cacciatorpediniere lanciamissili, un sottomarino d’attacco a propulsione nucleare, un pattugliatore e tre portaelicotteri con a bordo una task force anfibia composta da 4.500 marines. A supporto, aerei spia e droni Reaper monitorano le rotte marittime e i movimenti militari venezuelani.
Un rischio di incidente internazionale
L’incidente con i caccia venezuelani rappresenta un punto critico nella già fragile relazione tra i due Paesi. Le manovre militari, in un contesto di instabilità politica e accuse reciproche, aumentano il rischio di un incidente non intenzionale che potrebbe trasformare la tensione in crisi aperta. Secondo osservatori internazionali, il Mar dei Caraibi si configura oggi come una vera e propria polveriera, dove un singolo errore di calcolo potrebbe avere conseguenze imprevedibili non solo per la regione, ma per gli equilibri globali.