mercoledì, Aprile 30

Conclave, un nome sta avanzando su tutti: “Ha già fatto un miracolo”

Alla guida di Firenze: tra pastorale, crisi e riforme

Nel 2008, Betori è stato nominato arcivescovo di Firenze, incarico che ha ricoperto fino al 2024. Durante questo lungo episcopato ha dovuto affrontare diverse sfide, tra cui anche situazioni complesse come la gestione della diocesi durante la pandemia di Covid-19. In questo periodo ha dimostrato una certa capacità di adattamento, riformulando le attività pastorali per andare incontro ai nuovi bisogni della comunità.

Nel 2012, Papa Benedetto XVI lo ha elevato alla dignità cardinalizia. Oltre agli incarichi in Curia, Betori è stato anche membro di importanti congregazioni come quella per il Clero e per le Cause dei Santi. La sua voce è stata sempre attenta alle questioni dell’educazione cattolica e della formazione del clero, temi centrali per il futuro della Chiesa.

Un rapporto complesso con Papa Francesco

Durante il pontificato di Papa Francesco, Betori ha mantenuto una posizione di rispetto istituzionale, ma non sempre di piena sintonia. Il suo stile, più sobrio e teologicamente strutturato, è apparso in contrasto con l’approccio più pastorale e inclusivo di Bergoglio. Tuttavia, in diverse occasioni, Betori ha mostrato una capacità di mediazione e una certa flessibilità pragmatica. È emblematico il suo contributo alla riabilitazione della figura di Don Milani, avvenuta proprio sotto l’egida di Papa Francesco.

Perché potrebbe essere un candidato papabile

Sebbene a 78 anni l’età rappresenti un ostacolo – almeno in termini di prospettiva lunga – nel contesto di un conclave, non va sottovalutata la possibilità che i cardinali scelgano una figura “di transizione”, capace di traghettare la Chiesa verso una nuova fase. In questo scenario, Betori potrebbe offrire l’esperienza, la conoscenza profonda della macchina ecclesiastica e una certa neutralità ideologica.

Rispetto ai candidati più giovani e mediatici, Betori ha dalla sua parte una credibilità accumulata in anni di lavoro lontano dai riflettori, ma dentro le stanze dove si decidono le sorti della Chiesa. È considerato un “tecnocrate con sensibilità pastorale”, capace di ascoltare, ma anche di prendere decisioni importanti. E in un periodo di possibili fratture interne, questa figura potrebbe diventare un elemento di coesione.

Un nome da non dimenticare

Anche se i pronostici più citati lo pongono fuori dal podio dei favoriti, Giuseppe Betori rappresenta comunque una scommessa possibile, soprattutto se il prossimo Conclave dovesse cercare una via d’uscita a un impasse. La sua immagine sobria, il suo profilo teologico, il suo equilibrio tra dottrina e apertura al dialogo, lo rendono un candidato credibile.

E per chi crede ai segni del destino, resta l’eco di quel giorno del 2013, quando una pistola si inceppò proprio prima di cambiare per sempre la storia di un uomo. Forse non fu solo un caso. Forse, quel gesto sospeso tra la vita e la morte, ha dato un senso nuovo alla vocazione di un uomo che potrebbe, oggi, trovarsi a un passo dal Soglio di Pietro.

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