Il governo Orbán
aveva vietato ogni evento pubblico legato a “propaganda omosessuale” nei giorni precedenti, ma il sindaco Gergely Karácsony, esponente dell’opposizione, aveva aggirato il divieto trasformando il Pride in un evento municipale ufficiale: “Budapest Pride Freedom”.
La polizia non interviene: accuse di complicità istituzionale
Molti partecipanti hanno denunciato pubblicamente l’inerzia delle forze dell’ordine, accusate di “complicità silenziosa”. In rete circolano video di agenti immobili mentre i militanti dell’ultradestra occupano la carreggiata. Il corteo resta bloccato, con migliaia di persone ferme e in attesa.
Nel frattempo, Bruxelles osserva con attenzione. Fonti diplomatiche riferiscono che la Commissione Europea potrebbe convocare l’ambasciatore ungherese per un richiamo formale, considerando l’episodio una violazione della libertà di espressione e manifestazione.
Amnesty: “È un attacco ai diritti fondamentali”
Amnesty International ha definito l’episodio “un attacco diretto alla libertà di espressione” e ha chiesto all’Unione Europea di intervenire con misure concrete. “Non si può restare in silenzio davanti a un atto così grave”, ha dichiarato l’organizzazione.
Nel frattempo, il Pride è fermo. I partecipanti – con bandiere arcobaleno, cartelli per i diritti civili e volti delusi – restano sul posto, bloccati nel cuore di una capitale europea. E il ponte della Libertà, simbolicamente, diventa il teatro di una nuova battaglia culturale e politica.