sabato, Novembre 8

Brunetta fa marcia indietro: revocato l’aumento dei compensi del Cnel dopo l’irritazione di Meloni

Renato Brunetta annuncia la revoca immediata dell’aumento dei compensi dei vertici del Cnel, dopo la bufera politica scatenata dalla notizia della sua retribuzione in salita fino a 311 mila euro annui. La decisione arriva poche ore dopo l’irritazione manifestata da Giorgia Meloni, che da Palazzo Chigi aveva definito la scelta “non condivisibile” e “inopportuna”.

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Il presidente del Cnel ha diffuso una nota breve e diretta con cui comunica l’intenzione di annullare il provvedimento approvato nell’ufficio di presidenza. La vicenda aveva alimentato una forte polemica politica, in particolare per il timing dell’aumento, deciso in coincidenza con le tensioni sulla manovra economica e i tagli di spesa richiesti ai ministeri.

La reazione di Palazzo Chigi

La premier, informata dell’aumento, aveva lasciato trapelare contrarietà per la scelta, giudicata poco opportuna e difficilmente giustificabile in un contesto economico complesso. Fonti del governo avevano sottolineato che l’aumento dei compensi non aveva alcuna condivisione politica, pur trattandosi di un ente autonomo.

La revoca immediata arrivata da Brunetta mira a chiudere rapidamente la questione, evitando ulteriori frizioni tra il Cnel e l’esecutivo.

Il contesto: la sentenza della Consulta sul tetto dei compensi

L’aumento dei compensi traeva origine dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha abolito il tetto dei 240 mila euro annui per i dirigenti pubblici. La decisione aveva aperto alla possibilità di riallineare alcune retribuzioni, inclusa quella del presidente del Cnel. Tuttavia, la scelta di applicare immediatamente il nuovo quadro normativo è stata ritenuta politicamente inopportuna da diversi esponenti istituzionali.

Le prossime mosse

Con la revoca, la questione rientra sul piano amministrativo, ma resta aperto il dibattito sul ruolo del Cnel, sul peso dei suoi costi e sulla trasparenza delle procedure interne. La vicenda potrebbe riaprire la discussione sulle funzioni dell’ente e sulla necessità di una riforma complessiva.

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