mercoledì, Ottobre 15

Italia-Israele, la FIFA valuta sanzioni per i fischi all’inno: cosa rischia la Nazionale

Alla lettera “e” dello stesso articolo, la FIFA vieta inoltre “gesti, parole, oggetti o qualsiasi altro mezzo per trasmettere un messaggio politico, ideologico, religioso o offensivo”, lasciando intendere che anche episodi di contestazione collettiva, come i fischi all’inno, possono rientrare nella casistica punibile.

Le motivazioni e il contesto politico

L’atmosfera prima della partita di Udine era già tesissima. Nelle ore precedenti all’incontro, in città si erano verificati scontri tra manifestanti pro-Palestina e forze dell’ordine, con feriti tra giornalisti e agenti. L’appello al boicottaggio della gara, nato sui social come gesto simbolico contro le azioni militari israeliane a Gaza, aveva trovato eco anche in alcuni ambienti politici e universitari.

Alla fine, la partita si è disputata regolarmente per evitare sanzioni sportive ben più gravi – come ricordato dal presidente dell’Assoallenatori, Renzo Ulivieri – ma l’episodio dei fischi rischia ora di aprire un nuovo fronte. Secondo fonti vicine alla FIGC, l’Italia attenderà la comunicazione ufficiale della FIFA prima di esprimersi pubblicamente.

Il rischio concreto per la FIGC

In base ai precedenti, la FIGC potrebbe subire una multa di qualche migliaio di euro, ma non sono previste sanzioni sportive dirette come penalizzazioni o punti di demerito. Tuttavia, l’episodio potrebbe macchiare l’immagine internazionale della Nazionale e riaccendere il dibattito sul comportamento dei tifosi negli stadi italiani in occasione di eventi internazionali.

La FIFA, da parte sua, dovrà decidere se includere nella valutazione anche gli incidenti avvenuti in città, che non si sono svolti nei pressi dello stadio. In base al regolamento, l’organismo può sanzionare solo i comportamenti avvenuti “sotto la responsabilità organizzativa della federazione ospitante”.

Un caso simbolico tra sport e geopolitica

La partita di Udine ha confermato quanto sia difficile separare lo sport dalle tensioni internazionali. I fischi all’inno israeliano, il clima politico e le proteste fuori dallo stadio sono diventati lo specchio di un malessere che travalica il calcio. Ora spetterà alla FIFA stabilire se e come punire l’Italia, mentre la FIGC dovrà fare i conti con la gestione di un episodio che rischia di lasciare strascichi diplomatici.

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