Il caso Garlasco torna nuovamente al centro dell’attenzione giudiziaria. Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi, ha presentato una querela per diffamazione contro la criminologa Anna Vagli.
L’iniziativa legale riguarda alcune dichiarazioni e un articolo pubblicato sul web nel maggio 2022, nei quali la criminologa avrebbe indicato Stasi come l’assassino della giovane, attribuendogli anche un presunto movente mai accertato in sede giudiziaria.
La vicenda riporta sotto i riflettori uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi vent’anni, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco, in provincia di Pavia.
Nonostante la condanna definitiva, il nome di Alberto Stasi continua a essere al centro di dibattiti mediatici, ricostruzioni alternative e scontri giudiziari paralleli.
L’articolo contestato e le accuse di diffamazione
La querela presentata da Stasi prende origine da un articolo firmato da Anna Vagli e pubblicato nel maggio 2022 su una testata online. Il titolo del pezzo era esplicito: “Perché Alberto Stasi è l’assassino di Chiara Poggi al di là di ogni ragionevole dubbio”.
Nel testo, la criminologa sosteneva che il movente dell’omicidio potesse essere legato alla presunta scoperta, da parte di Chiara Poggi, di materiale pedopornografico presente sul computer del fidanzato.
Secondo la difesa di Stasi, tali affermazioni non sarebbero supportate da riscontri giudiziari definitivi e risulterebbero quindi lesive della reputazione dell’ex studente bocconiano.
La decisione di Stasi e il ruolo della difesa
Alberto Stasi ha deciso di procedere per vie legali assistito dalla sua avvocata Giada Bocellari, ritenendo che le dichiarazioni pubbliche della criminologa abbiano superato i limiti del diritto di critica e analisi.















