“Se Chiara è morta tra le 9.30 e le 10, ci siete dentro voi!”
, dice Carla alla sorella, riferendosi chiaramente alla posizione delle figlie e alla presenza nella zona in quella fascia oraria. Un orario compatibile con la versione degli inquirenti che oggi stanno rivalutando l’intero fascicolo investigativo.
12 ore di interrogatorio per la madre delle gemelle
Maria Rosa, madre delle gemelle, racconta nell’audio di essere rimasta per dodici ore negli uffici della Procura: “Mi hanno chiesto come ero vestita, a che ora sono uscita, se avevo lo scontrino, dove fosse il tutore di Stefania”.
Domande che oggi tornano a galla con forza, mentre si cerca di ricostruire ogni singolo minuto della mattinata dell’omicidio. Anche il dettaglio del tutore ortopedico, già oggetto di polemiche anni fa, viene ripreso: gli inquirenti vogliono capire se davvero la ragazza potesse camminare da sola quella mattina, e quindi spostarsi.
Prossimi passi: incidente probatorio e nuove analisi
Il prossimo 4 luglio è attesa un’udienza cruciale. In quell’occasione periti e consulenti torneranno a confrontarsi sulle provette conservate da quasi 18 anni nei laboratori di Medicina Legale. La speranza è quella di ottenere risposte definitive tramite nuove tecnologie genetiche, in grado di rivelare elementi non emersi nelle indagini originarie.
Tra i reperti in analisi anche un capello con bulbo trovato accanto a confezioni di Fruttolo e Estathé. Un profilo genetico compatibile con quello trovato sotto le unghie di Chiara potrebbe riscrivere definitivamente la storia di questo cold case italiano.
Tra alibi smentiti, testimonianze mai raccolte, audio compromettenti e reperti da rivalutare, l’indagine sull’omicidio Poggi sembra tutt’altro che chiusa. La figura di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni, torna al centro dell’attenzione, ma anche il contesto familiare e quello amicale della vittima si riempiono di nuove zone d’ombra.
La domanda, dopo diciotto anni, resta sempre la stessa: Chi ha davvero ucciso Chiara Poggi?