Queste le sue parole:
“Secondo alcune testate, il relatore del mio caso avrebbe intenzione di accogliere la richiesta ungherese. Se così fosse, verrei esposta a una persecuzione politica certa e spietata. Rischierei di tornare in fondo a quel maledetto pozzo in cui, per mesi, sono stata rinchiusa ingiustamente, in violazione dei più basilari diritti fondamentali.”
Salis, europarlamentare di The Left – Avs, denuncia anche l’atteggiamento delle autorità ungheresi, parlando apertamente di processo già scritto e mancanza di garanzie:
“Il governo Orbán mi ha definita pubblicamente ‘criminale’, ‘terrorista’, anticipando il giudizio. Non cercano giustizia, ma vendetta.”
Un appello politico alla UE: “Scegliete da che parte stare”
La Salis lancia quindi un appello forte ai colleghi eurodeputati, chiamati a votare:
“Decideranno anche del futuro dell’Europa. Dovranno scegliere da che parte stare e assumersene la responsabilità morale e politica: con lo Stato di diritto o con il regime illiberale di Orbán.”
Il clima nella commissione è teso e le prossime settimane saranno decisive. Se il voto della Juri confermerà la proposta di revoca, la parola passerà alla Plenaria dell’Eurocamera. E a quel punto, Ilaria Salis rischierebbe di essere riconsegnata alla giustizia ungherese, con tutti i rischi del caso.