mercoledì, Settembre 10

“Indagata”. La notizia che scuote il governo, le accuse

Secondo l’accusa, ci sarebbero stati passaggi poco chiari nella gestione del dossier, che avrebbero portato il Tribunale dei ministri a chiedere chiarimenti. Le risposte fornite da Bartolozzi, però, non hanno convinto i giudici, i quali hanno ravvisato incongruenze con gli atti ufficiali già acquisiti.

Le dichiarazioni della capo di gabinetto

Già nelle settimane precedenti all’iscrizione formale nel registro degli indagati, Bartolozzi aveva replicato pubblicamente alle voci di un suo possibile coinvolgimento. In un comunicato aveva dichiarato di essere “serena” e certa di aver agito “nel pieno rispetto delle procedure”.

Secondo la sua ricostruzione, i tempi di gestione del fascicolo sarebbero stati rapidissimi: “Da quando abbiamo ricevuto le carte della Corte Penale Internazionale a quando è stato scarcerato Almasri sono passate soltanto 24 ore”, aveva sottolineato. Un’affermazione che mirava a dimostrare l’assenza di ritardi e la piena correttezza dell’operato del Ministero..

Tuttavia, le verifiche compiute dal Tribunale dei ministri hanno fatto emergere contraddizioni rispetto a questa versione, al punto da spingere la Procura ad aprire formalmente un’indagine.

Il ruolo del Tribunale dei ministri

Un passaggio chiave della vicenda è stato il giudizio espresso dal Tribunale dei ministri, che ha segnalato elementi di “scarsa attendibilità” nelle parole della capo di gabinetto. Nella loro relazione, i magistrati hanno evidenziato discrepanze tra la versione orale di Bartolozzi e i documenti acquisiti agli atti.

Queste valutazioni hanno aggravato la posizione della dirigente e convinto il procuratore capo di Roma, Franco Lo Voi, a procedere con l’iscrizione formale. Una decisione che non rappresenta una condanna, ma che sancisce l’apertura di un nuovo fronte investigativo.

Le possibili conseguenze politiche

Oltre all’aspetto giudiziario, il caso ha inevitabilmente anche un risvolto politico. Giusi Bartolozzi ricopre un ruolo di estrema centralità all’interno del gabinetto del ministro Nordio, e la sua indagine rischia di avere ricadute dirette sul vertice del Ministero della Giustizia.

Molti osservatori sottolineano come l’inchiesta sul caso Almasri possa trasformarsi in un dossier politico capace di incrinare i delicati equilibri istituzionali tra magistratura e governo. In particolare, si teme che le accuse possano indebolire la posizione del ministro Nordio in un momento già complesso per l’esecutivo.

La linea difensiva di Bartolozzi

Nonostante l’indagine, Bartolozzi continua a difendere la legittimità del proprio operato. La sua strategia comunicativa punta a ribadire che tutte le procedure sono state rispettate e che il Ministero ha agito con la massima tempestività

Resta però da capire se questa linea sarà sufficiente a contrastare le contestazioni emerse dagli atti ufficiali. La discrepanza tra la versione fornita dalla capo di gabinetto e i documenti agli atti appare infatti al centro delle indagini, e sarà uno degli elementi su cui i magistrati dovranno pronunciarsi.

Uno scenario in evoluzione

Al momento non è ancora chiaro quali saranno gli sviluppi futuri dell’inchiesta. L’iscrizione nel registro degli indagati è un passaggio significativo, ma non equivale a una condanna. Tuttavia, la vicenda si inserisce in un contesto altamente sensibile e rischia di alimentare tensioni politiche e istituzionali.

Il procedimento giudiziario potrebbe allargarsi ulteriormente e coinvolgere altri funzionari o figure di rilievo, rendendo il quadro ancora più complesso. Intanto, l’opinione pubblica e i media continuano a seguire con grande attenzione la vicenda, consapevoli che le sue conseguenze potrebbero essere di vasta portata.

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