Nichi Vendola resta fuori dal Consiglio regionale della Puglia. Una delusione politica che pesa come un macigno per uno degli uomini simbolo della “primavera pugliese”, travolto da una combinazione di fattori: liste indebolite, candidati mancanti, veti interni e un meccanismo elettorale definito da molti “bizzarro”.
L’ex governatore, che aveva deciso di candidarsi in prima persona per trainare l’Alleanza Verdi-Sinistra, non è riuscito a superare la soglia di sbarramento del 4%. I voti raccolti – 6.624 a Bari, 971 nella Bat e 2.128 in Salento – non sono bastati a far scattare il seggio.
La foto del voto e la ferita politica

Solo due giorni fa Vendola postava una foto simbolica: mano nella mano con il figlio Tobia davanti alla scuola di Terlizzi. «Ho votato con Tobia, perché tutto quello che abbiamo fatto e faremo per la Puglia è per loro». Un’immagine che rappresentava la continuità di un percorso politico durato più di vent’anni.
Ma il risultato ha segnato una brusca interruzione. «Avs è fuori per un bizzarro meccanismo della legge elettorale pugliese», ha dichiarato Vendola, spiegando che il calcolo della soglia non si basa sui voti delle liste ma su quelli del candidato presidente. Un dettaglio determinante: i 88mila voti in più presi da Decaro rispetto alle liste hanno schiacciato Avs sotto il 4%.
Il ruolo di Decaro e il mancato “scatto”
Un altro elemento pesa nei bilanci: una parte dei potenziali candidati Avs sarebbe finita nella lista civica di Antonio Decaro, indebolendo ulteriormente la coalizione ecologista. «A Nichi è stato chiesto troppo», ammettono alcuni nel partito pugliese, riconoscendo che non lo si è “protetto” abbastanza.
















