martedì, Maggio 13

Omicidio Chamila, il marito accusa: “Un assassino non doveva lavorare in hotel”

L’accusa del marito

Il dolore di Himanshu: “Non mi do pace”

Era una madre splendida, una compagna instancabile e una lavoratrice esemplare. Così la ricorda Himanshu, marito di Chamila, la donna uccisa brutalmente da Emanuele De Maria, ex detenuto in semilibertà, impiegato nella stessa struttura alberghiera dove lei lavorava da oltre dieci anni.

 

«Sarà mia moglie per sempre», dice con voce rotta. Chamila non aveva mai mostrato segni di disagio, e anzi, era entusiasta del futuro del figlio appena ammesso all’università. Ma quel futuro è stato distrutto in un istante.

“Perché un assassino lavorava in un hotel?”

Himanshu non riesce ad accettare quanto accaduto: «Quella persona non doveva trovarsi lì. Vorrei sapere se è stata fatta una perizia psichiatrica, su quali basi è stato considerato idoneo a lavorare a contatto col pubblico».

Il marito di Chamila non nomina mai Emanuele De Maria. Lo chiama solo “quella persona”. Aggiunge: «Se dopo un omicidio può circolare liberamente, c’è qualcosa che non funziona. Serve più prudenza».

L’allarme ignorato: “Le avevo detto di stare attenta”

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