Due anni fa, Chamila aveva accennato a Himanshu dell’arrivo di un nuovo collega dalla casa circondariale di Bollate. «Mi disse che aveva un precedente per omicidio volontario. Le risposi: ‘Stai attenta, è impossibile cambiare in così poco tempo’».
Ma Chamila non era preoccupata, non aveva mai segnalato tensioni. Anzi, era felice: avevano appena fatto un viaggio in Olanda per scegliere l’università del figlio. «Si alzava ogni giorno alle cinque, lavorava duramente. Era forte e autonoma», racconta il marito.
Le domande che attendono risposta
Dopo l’allarme scattato per la sua assenza, Himanshu si è precipitato alla polizia. «Quando ho scoperto che aveva accoltellato un collega ho temuto il peggio», confessa. Poche ore dopo, la tragica conferma.
Ora Himanshu chiede chiarezza: «Voglio sapere se il Tribunale di Sorveglianza ha agito correttamente, se era giusto permettere a quella persona di lavorare in un ambiente frequentato da ospiti e dipendenti. Mia moglie non tornerà, ma la verità può impedire che succeda ancora».
Il precedente penale e il lavoro esterno
Emanuele De Maria era stato trasferito nel 2021 dal carcere di Secondigliano a quello di Bollate, destinato ai detenuti a bassa pericolosità. Il permesso per lavorare all’esterno era stato concesso il 22 maggio 2023. Il fine pena era fissato al 12 dicembre 2030, al netto della liberazione anticipata.
Venerdì, ha ucciso Chamila. Poi si è tolto la vita gettandosi dal Duomo di Milano. Himanshu si affida alla fede: «Siamo buddisti. Spero che lei rinasca con me».