sabato, Aprile 26

Papa Francesco e la tanatoprassi: quando la salma di Pio XII “esplose”

Il termine “tanatoprassi” deriva dal greco “thanatos” (morte) e “praxis” (pratica). Si tratta di un trattamento igienico ed estetico che, attraverso l’iniezione di fluidi conservanti nel sistema arterioso e l’applicazione di cure estetiche, permette di preservare l’aspetto del defunto per un periodo che varia dai 10 ai 15 giorni. A differenza dell’imbalsamazione permanente, la tanatoprassi è una soluzione temporanea che consente al corpo di decomporsi naturalmente nel tempo. ​

Applicazioni nei funerali papali

La tanatoprassi è stata utilizzata in occasione dei funerali di diversi pontefici. Ad esempio, il corpo di Papa Benedetto XVI è stato sottoposto a questo trattamento per consentire l’esposizione ai fedeli nella Basilica di San Pietro. Il procedimento è stato eseguito da un team guidato dal dottor Andrea Fantozzi, presidente dell’Associazione Italiana di tanatoprassi

Benefici della tanatoprassi

Oltre a preservare l’aspetto del defunto, la tanatoprassi offre vantaggi in termini igienici, riducendo i rischi associati alla decomposizione, come la fuoriuscita di fluidi corporei e la diffusione di odori sgradevoli. Inoltre, la tecnica è utile in ambito medico-legale, poiché rallentando la decomposizione, consente di fissare i tessuti e le lesioni, facilitando le indagini forensi. ​

Differenze rispetto all’imbalsamazione

Mentre l’imbalsamazione mira a preservare il corpo in modo permanente, la tanatoprassi è una soluzione temporanea. Con la tanatoprassi, il corpo ritorna alla polvere in un tempo massimo di 10 anni, a differenza dei 40-80 anni richiesti senza alcun trattamento.

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