domenica, Agosto 24

Piantedosi, l’annuncio durissimo: “Faranno la fine del Leoncavallo”. Con chi ce l’ha

 

Piantedosi e la polemica sugli sgomberi: “Faranno la fine del Leoncavallo”. Nel mirino anche CasaPound

 

Il tema degli sgomberi dei centri sociali e delle occupazioni abusive torna con forza al centro del dibattito politico. Dopo lo sgombero del Leoncavallo a Milano, una delle realtà più note e discusse in Italia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha lanciato un messaggio durissimo che ha immediatamente acceso il confronto pubblico.

Durante il Meeting di Rimini, l’esponente del governo non ha usato mezzi termini, paragonando la storica esperienza del Leoncavallo con quella di CasaPound, movimento politico di estrema destra che da anni occupa abusivamente una sede a Roma. Le sue parole hanno suscitato una vera e propria tempesta politica, aprendo una nuova fase di discussione sulla gestione delle occupazioni, sulla legalità e sul ruolo dei centri sociali all’interno della società.

Piantedosi: il richiamo al caso Leoncavallo

Il ministro ha spiegato che la linea del Viminale sarà improntata a criteri di legalità e fermezza. Non solo il Leoncavallo, ma anche CasaPound rientrerebbe nella lista degli immobili da sgomberare.

Ricordando la sua precedente esperienza come prefetto di Roma, Piantedosi ha sottolineato che la sede occupata dai neofascisti è da tempo monitorata dalle autorità competenti e che lo sgombero non è escluso. Tuttavia, ha aggiunto che tempi e modalità sono ancora da definire, lasciando intendere che la decisione politica dovrà essere accompagnata da valutazioni tecniche e operative.

L’esempio del Leoncavallo, secondo Piantedosi, dimostra che lo Stato è in grado di intervenire in situazioni di occupazioni radicate da decenni, e che lo stesso potrebbe accadere anche in altri casi analoghi.

La questione della legalità e le parole di Alessandro Giuli

Le dichiarazioni del ministro dell’Interno si collegano a quelle espresse nei giorni precedenti dal ministro della Cultura Alessandro Giuli. Quest’ultimo aveva affermato che, qualora CasaPound trovasse una forma di legalità, non ci sarebbe motivo di procedere allo sgombero.

Un’affermazione che ha aperto uno spiraglio di interpretazione. Giuli ha fatto riferimento ad altri precedenti, come quando diversi Comuni hanno acquistato strutture occupate per poi destinarle a usi sociali o culturali. In questo modo, edifici nati da occupazioni abusive hanno trovato un percorso di regolarizzazione. .

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