Trump e Putin ad Anchorage: l’incontro che potrebbe ridisegnare gli equilibri mondiali

Un incontro sotto i riflettori

Ad Anchorage, in Alaska, il sole di metà agosto ha fatto da cornice a un momento che ha catturato l’attenzione globale: l’arrivo di due leader mondiali, accolti da cerimoniale militare, aerei da guerra americani in sorvolo e tappeto rosso steso sul piazzale della Joint Base Elmendorf-Richardson. Prima ancora delle parole, è stata la scena a parlare: due figure, fianco a fianco, immortalate in una fotografia che potrebbe entrare nei libri di storia.

La stretta di mano e il primo faccia a faccia

Il presidente statunitense Donald Trump ha accolto il leader russo Vladimir Putin ai piedi della scaletta dell’aereo presidenziale russo. Un gesto simbolico, seguito da un applauso e un pollice alzato da parte di Trump, ricambiato dal sorriso di Putin. Dopo le foto di rito, i due sono saliti insieme a bordo della ‘Beast’, l’auto blindata del presidente Usa, per un primo confronto a porte chiuse, prima di proseguire verso la sede ufficiale del vertice. Successivamente, il formato dell’incontro si è allargato a una delegazione ristretta di tre membri per parte.

La posta in gioco

Secondo analisti e osservatori, il vertice non è solo un passaggio diplomatico ma una mossa strategica sullo scacchiere internazionale. Come ha scritto il giornalista Domenico Quirico, «quello che Putin cerca da venticinque anni non sono i territori perduti dell’Urss, ma una fotografia: lui, restauratore della potenza russa a qualsiasi costo, accanto al comandante in capo della superpotenza americana, a sancire una reciproca legittimazione».

La guerra in Ucraina, in questa chiave di lettura, non è che un pretesto per ridefinire l’egemonia globale. È la ricerca di un riconoscimento reciproco tra due potenze che, pur dichiarandosi rivali, si misurano su un piano di pari dignità strategica.